Pane Burro & Marmellata

Una striscia quotidiana di riflessione


di Paolo Fileni

Dalle stelle alle (ricche) stalle via Arabia Saudita

Quando l’invidia social non perdona neppure Roberto Mancini

Camerano, 27 agosto 2023 – Non c’è niente da fare, quando ci sono di mezzo i soldi, tanti soldi, non c’è carriera che tenga a giustificare certe scelte di vita o professionali che siano. Specialmente nel calcio. Mi riferisco, nello specifico, allo jesino Roberto Mancini. Un curriculum più che invidiabile il suo: da calciatore (centrocampista, punta), ha militato nel Bologna, Sampdoria, Lazio, Leicester City, Italia Under 21 e Nazionale. Vincendo 2 Campionati di serie A; 6 Coppe Italia; 2 Supercoppe italiane; 2 Coppe delle Coppe; 1 Coppa Uefa; 1 Campionato mondiale militare. Raccogliendo una serie infinita di premi individuali e riconoscimenti troppo lunga da elencare qui.

I suoi record da calciatore:

  • Giocatore più giovane ad aver segnato con il Bologna (16 anni, 10 mesi e 7 giorni).
  • Giocatore col maggior numero di presenze nelle file della Sampdoria (566).
  • Giocatore col maggior numero di gol realizzati con la maglia della Sampdoria (173).
  • Giocatore col maggior numero di presenze in Coppa Italia (120).

Appesi gli scarpini al chiodo, ha allenato Lazio, Fiorentina, Inter, Manchester City, Galatasaray, Zenit San Pietroburgo, Nazionale italiana. Vincendo 3 Campionati di serie A; 4 Coppe Italia; 2 Supercoppe italiane; 1 Coppa d’Inghilterra; 1 Campionato inglese; 1 Communiti Shield; 1 Coppa di Turchia; con la Nazionale italiana 1 Campionato d’Europa.  

Fra alti e bassi, vittorie e sconfitte, come succede ad ogni individuo sulla terra a prescindere dal lavoro che fa, Mancini è stato insignito di varie onorificenze: medaglia d’argento al valore atletico (1990), Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana (1991), Grande Ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana (2021), Laurea honoris causa in Scienze motorie e sportive (2021), Ambasciatore della città di Jesi (2021), Palma d’oro al merito tecnico (2021).

Negli anni 2020, oltre ad essere uomo immagine di Richard Mille e global brand ambassador di Paul&Shark, è diventato testimonial negli spot di Lidl, Poste Italiane, Regione Marche, TIMvision, Facile Ristrutturare, Telepass, Presidenza del Consiglio dei ministri.

Beh, che dire, non male, no, come carriera. La sua più grande colpa per i suoi denigratori? Sono due: non essere stato in grado da Ct della Nazionale di qualificare la squadra ai Mondiali perdendo contro la Macedonia, e le dimissioni da Ct della Nazionale di qualche giorno fa per – notizia non ancora ufficiale – allenare l’Arabia Saudita. Per soldi, dicono i suoi detrattori. Tanti soldi. C’è chi parla di 90 milioni di euro in tre anni, chi di 15 milioni all’anno… E sui social giù di brutto ad attaccare Roberto Mancini “il venduto”, “il venale”, “l’ipocrita”, “avrebbe dovuto dimettersi subito dopo la sconfitta con la Macedonia”.

A prescindere dalle scelte che farà, non credo che Mancini abbia lasciato per soldi. Di denari, nella sua lunga e splendida carriera, ne ha sicuramente accumulati parecchi. Ma sono solo ed esclusivamente fatti suoi. Credo, piuttosto, che la Figc (Federazione italiana gioco calcio), ci abbia messo molto del suo (del suo Presidente), per portare Mancini a certe conclusioni. Certe scelte tecniche di Gravina (imposte e non condivise con l’ormai ex Ct) non gli sono andate giù. Per sua stessa ammissione, Mancini ha provato più volte a spiegarglielo ma Gravina ha fatto di testa sua. E Mancini, di testa sua, lo ha mandato a quel paese con uno stile impeccabile, da marchigiano puro oserei dire, togliendo il disturbo. Una presa di posizione che i tifosi sui social non gli hanno perdonato, insultandolo e incolpandolo dei passati e futuri insuccessi della Nazionale.  

Al suo posto di Ct ora c’è Spalletti, il mister che ha portato il Napoli a vincere l’ultimo Campionato di serie A. Ma questo non significa che da Ct Spalletti porterà la Nazionale a traguardi altissimi. In campo vanno i giocatori. Le partite le vincono o le perdono loro, a prescindere dalle alchimie messe in atto dall’allenatore, che si chiami Mancini, Spalletti o vattelapesca.

Da tifosissimo della Nazionale che non si perde una partita degli Azzurri, ma pure da modestissimo ex praticante di questo sport, che Mancini vada in Arabia per una camionata di euro non mi disturba affatto: è il calcio moderno, che piaccia o non piaccia. Se lo può fare significa che qualcuno ha apprezzato il suo lavoro. Mi disturbano certe tempistiche mancate, questo sì, certe ingerenze e scelte tecniche non giustificate, la mancanza d’impegno e d’orgoglio non espressi in campo. Poi, in ultimo, come in tutti gli sport e nella vita, ci sono gli avversari. Ogni tanto capita di trovarne più forti o motivati di te e ci sta la sconfitta. Una supremazia che gli va riconosciuta, e qui non c’è Ct che tenga. “Vincere è l’unica cosa che conta”, ebbe a dire Gianni Agnelli a proposito della sua Juve; forse, conta anche come s’impara a perdere.

© riproduzione riservata       


Pane Burro & Marmellata

Una striscia quotidiana di riflessione

di Paolo Fileni

Un successo il sondaggio per il Teatro Maratti

A Camerano il 98% dei votanti ha espresso la volontà di ristrutturarlo


Camerano, 27 settembre 2023 – Provare a ristrutturare un teatro chiuso e non agibile da quarant’anni e più (e tutta l’area del centro storico che gli sta intorno), è un’impresa titanica per un Comune di 7mila abitanti che, oltre ad un investimento importante – parliamo di cifre di partenza che oscillano dai 3 ai 6 milioni di euro – abbisogna di coraggio e visione. Il coraggio è quello di accendere un mutuo di tale portata che impegna l’intera comunità per 15/20/30 anni. La visione è quella di dare vita a un centro storico letteralmente morto e uno spazio polifunzionale a disposizione di tutti i cittadini.

Eppure, sta succedendo. Succede a Camerano, un Comune di 7.200 abitanti a circa 7 chilometri da Ancona, grazie all’Amministrazione Mercante (2021) che dopo tante chiacchiere e promesse mai mantenute dalle precedenti Amministrazioni: Del Bello (2016), Piergiacomi (2011), Di Giacomo (2006),  Pesco (2001), Ottaviani (1995), ha dato finalmente seguito alle promesse elettorali e ha fatto partire un progetto di ristrutturazione del Teatro Maratti in Piazza Roma.

E lo ha fatto nel modo più democratico possibile, con un sondaggio popolare sia on-line sia cartaceo che chiedeva ai cameranesi di esprimersi in due step. Il primo, rispondendo sinteticamente alla domanda: sei d’accordo a ristrutturare il Teatro Maratti e l’area limitrofa? Il secondo, invitandoli ad esprimersi su due opzioni: un nuovo teatro da 150 posti o un nuovo teatro da 220 posti con galleria.     

Poteva essere un’arma a doppio taglio quella del sondaggio. Poteva succedere che non rispondesse nessuno, che la maggior parte dei partecipanti dicesse no, grazie, non ci interessa. C’era il rischio di ricevere una valanga d’insulti. Invece i cameranesi sono stati fantastici, come è emerso dal Consiglio comunale aperto di martedì 26 settembre dove sono stati resi pubblici i risultati.

Quasi 900 i cameranesi che hanno partecipato al sondaggio: 465 utilizzando la modalità in cartaceo (52%), 430 quelli in modalità on-line (48%). E se il sì alla ristrutturazione poteva essere scontato (il 98% dei votanti ha risposto sì), lo era meno quale progetto sarebbe stato scelto. Ne è venuto fuori un quasi equilibrio: il 50% ha scelto l’opzione B (ristrutturazione del teatro con 220 posti a sedere, galleria e scala di emergenza esterna da sottoporre alla Soprintendenza; costo stimato 4 milioni di euro). Il 46% ha scelto l’opzione A (ristrutturazione del teatro con platea rivolta verso Piazza Roma, 150 posti a sedere, costo stimato 3 milioni di euro).

Tutto questo può sembrare una storia banale, anche perché nei fatti non è ancora stato fatto nulla di concreto; invece, non lo è per molti motivi. Non lo è per la risposta numerica ottenuta, che ha stupito persino i Consiglieri di minoranza che hanno lamentato di non essere stati né coinvolti né avvisati del sondaggio. Non lo è perché adesso è chiaro ciò che vogliono i cittadini: è stato messo nero su bianco. Non lo è perché una cittadina sorniona e poco partecipante ha detto forte e chiaro che la Cultura, quella con la C maiuscola, è importante per l’intera comunità. Non lo è perché per la prima volta da oltre quarant’anni a questa parte c’è un’Amministrazione che nel progetto di ristrutturazione ci ha messo la faccia, dichiarando a chiare lettere che un mutuo di tale portata è ampiamente sostenibile per le casse comunali.

Ora, via ai prossimi passi: l’affidamento agli architetti di un progetto definitivo di ristrutturazione del teatro e dell’area circostante che tenga conto di quanto espresso dai cameranesi nel sondaggio. Quando sarà pronto, verrà discusso in sede di Commissione consiliare e poi portato in Consiglio comunale per l’approvazione definitiva. Le banche che si sono dette disponibili alla concessione del mutuo sono state già trovate. Il sindaco Oriano Mercante è stato lapidario: «Anche se non saremo noi ad inaugurarlo, vorrei che la posa della prima pietra della ristrutturazione avvenisse entro la scadenza del mio mandato». Sindaco, che Dio l’ascolti! Ma pure la burocrazia.  

© riproduzione riservata


link dell'articolo