3 giugno 2019 – Il 2 e 3 giugno del 1946 gli italiani si recarono alle urne per un referendum istituzionale: bisognava decidere fra Monarchia, rappresentata dallo stemma sabaudo, oppure Repubblica, con stemma turrita (nella foto la scheda elettorale). Si trattò della prima votazione a suffragio universale in Italia. All’epoca si era appena usciti dalla Seconda Guerra Mondiale, con tutti gli annessi e connessi, non stiamo qui a ripetere la Storia. Vinse la Repubblica, il sistema che ci ha portato ad essere quello siamo oggi.
Ieri, nel 73esimo di quella ricorrenza, il 12° presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso omaggio all’Altare della Patria a Piazza Venezia a Roma. Con lui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la ministra della Difesa Elisabetta Trenta. «È la festa degli italiani – ha detto il nostro Capo di Stato – 73 anni di pace garantiti dai valori di libertà, giustizia e democrazia su cui si fonda la nostra Carta costituzionale». Aggiungendo: «Il tema dell’inclusività ben rappresenta i valori scolpiti nella nostra Costituzione: nessun cittadino può sentirsi abbandonato ma deve essere garantito nell’effettivo esercizio dei suoi diritti».
A fargli eco il presidente della Camera Roberto Fico: «La Festa va dedicata agli italiani, ai migranti che si trovano in Italia, a tutte le comunità, ai rom e ai sinti». Dichiarazione che ha fatto letteralmente infuriare il ministro degli Interni e vicepremier Matteo Salvini: «Le parole di Fico mi fanno girare le scatole e sono un torto a chi ha sfilato oggi (ieri,ndr). Cè gente che rischia la vita per gli italiani. Di legalità ce n’è poca nei campi rom».
Al di là dei litigi dei nostri governanti, una cosa è certa: il 2 giugno, Festa della Repubblica, è la Festa degli italiani! Per il semplice motivo che sono gli italiani ad averla voluta e votata. Voluta con la lotta e il sacrificio di centinaia di migliaia di morti. Votata nel ‘46 grazie agli ideali di milioni di donne e uomini che inseguivano un anelito di libertà. Quella libertà che oggi diamo per scontata, di cui abusiamo ogni giorno. Quella libertà che ieri in tanti hanno dimenticato o non hanno festeggiato per andare al mare.
Non lo so dove fossero le varie comunità di sinti, rom ed extracomunitari il 2 giugno del 1946 (e anche prima, quando si sparava e si moriva per fare e liberare l’Italia), e a dirla tutta non m’importa più di tanto. Di una cosa sono certo: il 2 giugno è la festa di 60 milioni di donne e uomini italiani. Della Repubblica italiana e di nessun altro. Teniamocela stretta almeno questa, perché è nostra. Gli altri, che si festeggino la loro se ne hanno una!