17 maggio 2020 – Dopo quasi tre mesi di restrizioni, chiusure forzate, quarantene familiari e una lotta infinita, a tratti cruenta e cinica di medici ed infermieri in terapia intensiva, termina qui la fase peggiore della resistenza italiana contro il Covid-19. Da domani, 18 maggio 2020, tornano a ripartire le attività e le persone potranno spostarsi nella propria regione senza bisogno delle autocertificazioni.
Questo, però, non significa la fine dell’epidemia da coronavirus. Sarà una ripartenza a rischio, seppur calcolato come ha detto ieri sera alla tv il premier Conte, resa necessaria da un’economia interna quasi alla fame e – non possiamo nascondercelo – da scelte poco azzeccate piovute dall’alto e figlie della troppa incoscienza iniziale, della troppa prudenza durante la difesa sul campo, della testardaggine nel seguire protocolli di cura che andavano, in alcuni casi, in direzioni sbagliate.
Col tempo ne sapremo di più, si accerteranno errori e responsabilità precise, ma sfido chiunque, fase dopo fase, a gestire al meglio e senza errori un’emergenza aliena contro un mostro invisibile, sconosciuto e dalla virulenza devastante. E, per quanto riguarda lo Stato, con davvero troppo pochi denari in cassa da investire a fondo perduto per far ripartire l’economia.
Il 18 maggio ripartono le attività e le persone, che si muoveranno all’interno di un quadro affatto rassicurante nonostante le curve a livello nazionale e regionale siano in calo: 70.187 i casi positivi registrati in Italia al 16 maggio, 773 quelli in terapia intensiva, 59.000 in isolamento domiciliare (Fonte: Ministero della Salute).
Nelle Marche, su 6.642 casi positivi in essere, 171 sono attualmente i ricoverati (102 non in terapia intensiva, 17 in intensiva, 52 in area post Acuzie), mentre sono ancora 5.027 i casi in isolamento domiciliare (dati Gores Regione Marche).
Servirà essere prudenti, rispettare le distanze, usare gli strumenti di prevenzione al contagio, e questo compito spetterà principalmente al buon senso delle persone, dei cittadini, con la collaborazione di Comuni, Regioni e attività produttive. Ripartire con le attività era necessario, obbligatorio direi, nonostante da più parti medici ed esperti sostengano che il vero mostro debba ancora arrivare. Se sarà, avremo conoscenze nuove per contrastarlo, sempreché i cosiddetti esperti si decidano a dar retta anche ai medici di frontiera.
Come il medico chirurgo Stefano Manera (foto) che, in un’intervista rilasciata a Byoblu24, ha denunciato alcuni errori fatali commessi all’inizio nell’indirizzare le cure. «Intanto è mancato il trattamento domiciliare – sostiene Manero, che poi entra nel dettaglio – Ci sono state parecchie vittime da Covid-19 perché i pazienti venivano curati per polmonite interstiziale, mentre invece si sarebbero dovuti curare da Cid (coagulazione intravascolare disseminata), un’infiammazione estremamente acuta del sistema vascolo-arterioso». Tesi sostenuta, nella stessa intervista, anche dal dottor Fabio Milani.
Staremo a vedere, per me è arabo e solo il tempo ci dirà come sono andate davvero le cose. Intanto, prepariamoci, da domani torneremo a respirare una quasi totale normalità. Saremo davvero in grado di gestirla al meglio, evitando così pericolosissimi e disastrosi ritorni di fiamma del drago Covid?
© riproduzione riservata