Camerano, 6 dicembre 2018 – Roberto Boni è un cameranese acquisito proveniente da Ancona. Dunque, non ha dovuto fare molta strada, quindici anni fa, per trasferirsi in un “contesto più umano e tranquillo” come lui stesso ha dichiarato.

In questo periodo, Roberto Boni sta promuovendo la sua ultima fatica letteraria: In viaggio con mia madre, per i tipi di Ventura Edizioni. Una storia toccante raccontata da chi, come lui, ha vissuto in prima persona l’esperienza dello stare accanto ad un parente malato di Alzheimer. Il libro è già stato presentato a Camerano. Corriere del Conero lo ha intervistato per conoscerlo un po’ più da vicino.
Chi è Roberto Boni?
Sono nato 60 anni orsono in Ancona dove attualmente lavoro come libero professionista nel settore immobiliare, sposato con Manuela da 30 anni, ho un figlio, Enrico Maria, di 24 anni.
Come nasce l’esigenza di mettere nero su bianco la storia de L’ultimo viaggio con mia madre?
Tutto ha origine dalla partecipazione ad un concorso letterario minore, poi nella consapevolezza che raccontando una vicenda così complessa ed intima riuscivo ad alleviare il dolore della perdita di mia madre, ho continuato ed il racconto è diventato quasi un balsamo dell’anima.

Che cosa le è rimasto, a livello interiore, dopo la pubblicazione?
La sensazione di aver compiuto un ultimo gesto d’amore verso mia madre che, come suggerito da una mia cara amica, non è frequente tra noi uomini.
Quanto ha contato nella sua vita la figura materna?
Essendo orfano di padre sin dalla più tenera età, mamma è stata la mia famiglia ed il mio punto di riferimento costante, soprattutto nel trasmettermi gli ideali che mi hanno formato nella vita, come ad esempio il rispetto del lavoro o la condotta parsimoniosa.
Da quanto vive a Camerano, ci si trova bene?
Da circa 15 anni, e mi trovo benissimo in un contesto più umano e naturale.
Hobby e interessi?
Viaggiare, il mare, la lettura di un buon libro.
Genere letterario preferito?
Gialli e noir; autori preferiti: Saramago e l’italiano Carlotto.

Ultimo libro letto?
Nel segno della pecora, di Murakami Haruki.
Il suo piatto preferito?
Pasta condita in ogni maniera.
Ha in mente una nuova storia da scrivere?
Si, ed è in corso di elaborazione.
Che cosa, della sua esperienza personale verso la malattia, vorrebbe trasmettere ai nostri lettori?
Due aspetti principali: il rispetto, quando possibile, delle volontà di un nostro congiunto, e quando non vi sia la possibilità che vengano espresse compiutamente ricorrendo anche ai ricordi; poi la consapevolezza che ognuno di noi si adopera per quello che può e sente di fare, senza coltivare rimorsi o sensi di colpa.
L’ultimo viaggio con mia madre, che consigliamo in modo particolare a chi vive in casa un’esperienza come quella dei malati di Alzheimer, a breve sarà disponibile anche nella libreria Fogola di Ancona (tra circa una decina di giorni.