Ancona, 15 maggio 2020 – “Oggi abbiamo sottoscritto un Protocollo importante che costituisce un passaggio significativo in questa fase di gestione dell’emergenza Covid-19, perché avvia un percorso concreto e avanzato di collaborazione tra Istituzioni e Parti sociali che, in trasparenza e con precise assunzioni di responsabilità, accompagneranno il delicato e indispensabile processo di rilancio delle attività produttive, nel segno della salute e sicurezza di lavoratrici, lavoratori e cittadini”.
Così i segretari Cgil, Cisl e Uil dopo l’incontro fra Istituzioni e Parti sociali che ha sottoscritto il protocollo di ripartenza del settore industriale marchigiano. Una riunione dalla quale i sindacati sono usciti inviperiti nei confronti di Confindustria e del suo presidente Schiavoni: «Siamo sconcertati – hanno dichiarato Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Fioretti – dall’atteggiamento incomprensibile di Confindustria Marche in merito al Protocollo che abbiamo appena sottoscritto con la Regione, l’Anci e tutte le altre Associazioni datoriali».

Un atteggiamento che i tre segretari hanno definito “inaccettabile e irrispettoso verso gli altri interlocutori”, in particolar modo da parte del presidente Claudio Schiavoni e delle sue dichiarazioni che a loro dire: “ha presentato il merito del Protocollo in modo scorretto e strumentale, inventandosi una criminalizzazione delle imprese per apparire, conseguentemente, unico vero difensore dei loro interessi e attribuendosi un potere di rappresentanza davvero fuori misura, visto che nessun’altra organizzazione ha ravvisato questi pericoli”.
«Vorremmo capire quali sarebbero i punti del Protocollo regionale non coerenti con lo spirito delle disposizioni previste a livello nazionale – insistono i tre segretari – visto che la sua finalità è proprio quella di favorire e promuovere la piena applicazione del Protocollo nazionale. Abbiamo il timore che con il suo atteggiamento Confindustria, sottraendosi ad un confronto che è fondamentale per qualificare gli interventi volti a garantire salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, offra una sponda, seppur involontariamente, a quelle imprese che in nome della competitività non intendono rispettare pienamente le regole creando dumping sociale».
Che le posizioni fra Confindustria e Sindacati non siano convergenti, non stupisce nessuno. Sono due entità che viaggiano agli antipodi: l’una difende le aziende e i loro interessi, l’altra difende i lavoratori e i loro posti di lavoro, quel che stupisce davvero è che non riescano a trovare un accordo e una sintesi neppure durante la pesante emergenza prodotta dal coronavirus.
«Confindustria sottolinea che le Marche camminano grazie all’industria manifatturiera – ribadiscono in chiusura i tre sindacati – ma, a sua volta, dovrebbe ricordare che le imprese vivono grazie a lavoratrici e lavoratori».
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