Ancona – Chi sono i precari della ricerca sanitaria? Sono oltre 3000 lavoratori e sono impiegati con contratti flessibili in 21 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) pubblici.
Tali istituti, coniugando assistenza clinica e ricerca d’avanguardia, rappresentano il fiore all’occhiello e l’eccellenza del Servizio Sanitario Nazionale. Nonostante l’eccellenza dell’attività di ricerca (quantificata dal Ministero della Salute sulla base di indici bibliometrici accademici) sia un requisito necessario per il conferimento del “carattere scientifico” a questi istituti, al loro interno non è definita né regolamentata la figura professionale del ricercatore.
In questi giorni alla Camera si discuteranno gli emendamenti alla Legge di Bilancio per risolvere parzialmente l’ormai inaccettabile problema della precarietà dei lavoratori della ricerca sanitaria negli IRCCS. Delle numerose proposte di emendamento che sono state presentate nelle ultime settimane, solo tre verranno discusse per essere inserite nella Legge di Bilancio.
Il Coordinamento nazionale dei precari della Ricerca sanitaria, dichiara di appoggiare unitariamente l’emendamento uscito dall’esame della XII Commissione Affari Sociali (emendamento 41-quinquies.35). Il quale, nonostante non risolva in maniera definitiva il precariato della ricerca sanitaria pubblica, prevede il necessario e improrogabile inserimento delle figure nel CCNL della Sanità del Servizio sanitario nazionale, sia nel comparto che nella dirigenza.

Da ritenere positive, ha dichiarato sempre il Coordinamento, le modifiche proposte al precedente emendamento dall’emendamento 41-quinquies.5 finalizzate a considerare le borse di studio alla stregua dei contratti di lavoro flessibile, e a riconoscere il ruolo di coloro che vincono bandi pubblici nazionali e internazionali dove si confrontano spesso con migliaia di concorrenti.
Negli IRCCS lavorano persone con contratti precari da oltre 10-20 anni, l’auspicio del Coordinamento dei precari è che il passaggio al tempo indeterminato, obiettivo degli emendamenti citati, fosse possibile già dopo il primo periodo contrattuale (5 anni), e non solo al termine del secondo (10 anni).
L’anzianità di servizio già prestata dovrà essere tenuta in considerazione in qualche modo per realizzare una giusta fase di transizione, anche alla luce della riforma Madia per la Pubblica Amministrazione. Non va trascurato che, oltre al livello di eccellenza internazionale retto da anni dal personale precario della ricerca negli IRCCS, il loro lavoro porti e abbia portato notevoli ricadute anche economiche in termini di innovazione e applicazioni biomediche, sia a livello nazionale sia a livello territoriale.
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