16 Feb Marche: persi 3.500 posti di lavoro nella pubblica amministrazione
Lo dice l’analisi dei dati 2010/2016 della Ragioneria Generale dello Stato
Marche – Dall’analisi dei dati del conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato, emerge un quadro di profonda preoccupazione per la situazione in cui oggi si trova la Pubblica Amministrazione anche nella nostra regione e di quello che accadrà a partire dal prossimo anno sul fronte occupazionale.
I dipendenti pubblici nelle Marche risultano essere sempre meno, sempre più anziani, con più carichi di lavoro.
Analizzando i tre grandi comparti delle Funzioni centrali, delle Funzioni locali e della Sanità il personale congedato e non sostituito nell’arco di tempo dal 2010 al 2016 è pari a 3.457 unità, così distinto:
- 741 nelle Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici)
- 030 nelle funzioni locali
- 686 nella sanità.
Totale dipendenti con contratto a tempo indeterminato per comparti
differenza 2010 – 2016
2010 | 2016 | Differenza
2010-2016 |
|
Ministeri | 3.277 | 2.814 | – 463 |
Agenzie Fiscali | 1.462 | 1.342 | – 120 |
Enti Pubblici non economici | 1.342 | 1.184 | – 158 |
Servizio Sanitario Nazionale | 20.152 | 19.466 | – 686 |
Regione ed Autonomie Locali | 14.824 | 12.794 | – 2.030 |
Che succederà nei prossimi anni? È la domanda che si è posto Alessandro Pertoldi – segretario generale Fp Cgil, autore dell’analisi.
Considerato che, al 31 dicembre del 2016, la classe d’età più numerosa era quella ricompresa tra i 50 e i 54 anni, si prevede che in tutta la pubblica amministrazione nel 2020 circa 262.000 lavoratori si troveranno nella classe 65-67 e 621.000 nella fascia 60-64.
Dall’analisi dei dati a fine 2016 i lavoratori con più di 60 anni di età erano 124.737 nelle Funzioni centrali, 230.057 in Sanità e 199.692 nelle Funzioni locali.
«Possiamo ragionevolmente prevedere – considera Pertoldi – che circa il 40% delle lavoratrici e dei lavoratori dei tre comparti presi in esame nei prossimi 3-6 anni potrebbe raggiungere i requisiti per la pensione. Per mantenere almeno l’attuale livello dei servizi e delle prestazioni negli stessi comparti è necessario assumere nei prossimi 3-6 anni 550.000 lavoratrici e lavoratori».
Fatte le debite proporzioni anche nella Regione Marche sarà necessario procedere ad assunzioni in numero adeguato per garantire servizi e prestazioni ai cittadini, specie nei segmenti più “operativi” della pubblica amministrazione.
«La lettura dei dati del conto annuale e le rilevazioni statistiche sui servizi pubblici confermano quindi quanto denunciamo da anni. Il perimetro di intervento dei servizi pubblici arretra e il sistema è al collasso, se non si procede con un piano straordinario di assunzioni di giovani nelle pubbliche amministrazioni le conseguenze saranno inevitabili: ci saranno meno servizi per i cittadini e più privatizzazioni con il rischio di aumento delle disuguaglianze».
«È necessario procedere urgentemente con la piena applicazione di quanto previsto nell’accordo del 30 novembre 2016 e dall’art. 20 del D.lgs 75/2017 in tema di superamento del precariato, così come è indispensabile avviare urgentemente un piano straordinario di nuove assunzioni – conclude Pertoldi nella sua analisi – rivedere la normativa sulle pensioni e rinnovare tutti i CCNL per fornire alla contrattazione gli strumenti necessari per intervenire sull’organizzazione del lavoro, la giusta valorizzazione professionale e attivare, anche attraverso la contrattazione integrativa, modalità di lavoro, orari, turnazioni che riducano i carichi di lavoro».
Un’analisi lucida e dettagliata, quella del segretario generale Fp Cgil, supportata in modo inequivocabile dai dati del conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato. Nulla da eccepire sui numeri, sull’andamento e su come affrontare il problema nel futuro. Ma resta un dubbio che andrebbe approfondito e verificato, giusto una curiosità. Di quelle 3.500 unità perse e mai rimpiazzate, quante erano esuberi? Cioè: se non sono state rimpiazzate, forse se ne poteva fare a meno senza perdere la qualità del servizio erogato.
Forse, la risposta sta proprio nei dati: di quei 3.500 posti, meno di 700 appartengono al servizio sanitario, tutti gli altri riguardano funzioni centrali e locali dove, in passato, era uso “infilare” raccomandati o sistemare gli scartati dalle cariche pubbliche o politiche.