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Cgil e povertà: sempre più poveri, l’inflazione divora i redditi, un lavoro non basta più

Barbaresi e Longhin: «Subito una politica di coesione sociale e territoriale»

Ancona, 21 maggio 2024 – Diminuiscono i redditi reali delle famiglie. La ripresa economica post pandemica e le misure introdotte non riescono a compensare gli effetti dell’inflazione.

È questo il quadro che emerge dall’indagine Istat sulle condizioni di vita e reddito delle famiglie relativo all’anno 2023. È la conferma che la nostra regione, anche per quest’anno, si trova in una situazione di stagnazione. I dati sono stati resi noti nel corso del convegno in programma oggi ad Ancona, dal titolo Povertà e dignità nella Costituzione italiana, promosso dalla Cgil Marche in collaborazione con le associazioni de La via Maestra, il percorso lanciato durante la manifestazione dello scorso 7 ottobre a Roma e che culminerà il 25 maggio a Napoli.

All’iniziativa, oggi, sono presenti tra gli altri Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche, Daniela Barbaresi, segretaria nazionale Cgil e Antonio Russo, vicepresidente nazionale Acli.

Infatti nel 2023 mentre nel Nord Italia si riscontrava una riduzione della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, nel centro Italia e nella nostra regione in particolare ,la situazione rimane la stessa dell’anno precedente. E, pertanto, si riconfermano tutte le criticità già presenti l’anno precedente.

Rispetto al 2022, per le regioni del centro Italia si osserva un aumento delle condizioni di grave deprivazione. Nel 2022 i redditi reali familiari sono diminuiti dello 0,9% nel Centro Italia; e rispetto al 2007 la contrazione dei redditi è del 10,8%.

La causa principale del calo del reddito reale delle famiglie è imputabile principalmente all’aumento dell’inflazione nel corso del 2022, la quale ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie.

I dati del MEF relativi ai redditi nell’anno d’imposta 2022 evidenziano come il 37,9% dei cittadini marchigiani dichiari un reddito inferiore ai 15mila euro, mentre chi ne dichiara 120mila sono lo 0,8%.

Si rileva altresì una forte disparità nella distribuzione della ricchezza: lo 0,8% dei contribuenti più ricchi dichiara una quantità di reddito superiore al 24,2% dei contribuenti più poveri. In merito va oltretutto evidenziato il gap a svantaggio delle aree interne, caratterizzate da valori nettamente inferiori rispetto alla media.

Povertà che origina anche da lavoro povero: nelle Marche il 25,4% dei dipendenti privati percepisce meno di 10 mila euro lordi annui (Inps) e i contratti intermittenti registrano nelle nuove assunzioni l’incidenza più alta tra le regioni (18,2% – Inps).

Per contrastare questa deriva, la Cgil ha promosso i quattro referendum sui quali sta raccogliendo le firme per eliminare la precarietà dal mercato del lavoro e ridare valore al lavoro.

Per Daniela Barbaresi, segretaria nazionale Cgil, «questa è un’emergenza va affrontata al più presto. Da subito, è necessario rilanciare il welfare pubblico e le politiche per combattere povertà e disuguaglianze. Tutto ciò è strategico per contrastare la proposta dell’autonomia differenziata, e affermare la dignità del lavoro sociale che non può essere precario né sottopagato».

Per Loredana Longhin, segretaria Cgil Marche, «una politica seria di coesione sociale e territoriale è quanto mai urgente. Le azioni che la penalizzano come il forte ridimensionamento delle risorse destinate alla lotta contro la povertà, il progetto di autonomia differenziata e il taglio dei fondi del Pnrr sulla lotta alla diseguaglianze devono essere riviste quanto prima».

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