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Referendum: l’Italia vota per mantenere lo status quo

L’unico a non mantenere la poltrona è il Premier Renzi che si accolla la responsabilità della sconfitta

L’EDITORIALE. 5 dicembre 2016. Ha vinto la democrazia e ha perso Renzi. Potrebbe essere questa la sintesi di questo referendum costituzionale che lascia tutto com’era ieri. Oggi potevamo svegliarci con un’Italia leggermente diversa, meno pesante e con qualche soldo in più da spendere. Invece no. E forse non è sbagliato affermare che oltre a Renzi, stanotte, ha perso anche l’Italia. Perlomeno, quell’Italia disposta a provarci a mettere in atto un cambiamento: piccolo, misero, scomodo per alcuni, ma pur sempre un cambiamento.

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Ha perso quell’Italia che non bada al colore politico ma alla sostanza delle cose. Quell’Italia che pensa che una Costituzione – scritta 70 anni fa – si può anche ritoccare qui e là. Quell’Italia che alle lotte politiche antepone quelle sociali e che è un po’ stufa di sentire che 10 milioni di abitanti sono in difficoltà.

Ha vinto, per contro, chi ha votato contro. Contro Renzi e la sua sbruffonaggine. Contro la sua arroganza dentro e fuori dal partito; contro la perdita delle poltrone e dei privilegi. Contro un tentativo di cambiamento che avrebbe definitivamente rottamato una classe di parassiti non solo politici.

Ecco perché ha perso l’Italia. Perché continuerà ad essere tutto come prima. Quel prima che non piaceva a nessuno e che tutti volevano cambiare tranne quelli che con quel prima guadagnano e danno un senso alla propria esistenza parassitaria.

Il Premier Matteo Renzi, sconfitto al referendum salirà al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del Presidente Mattarella

Il Premier Matteo Renzi, sconfitto al referendum, salirà al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del Presidente Mattarella

I numeri del referendum

Italia

Aventi diritto al voto: 46 milioni e 700 mila

Votanti: 32 milioni (68,48%)

NO: 60% dei votanti (19 milioni e 200 mila)

SI: 40% dei votanti (12 milioni e 800 mila)

Marche

Aventi diritto al voto: 1 milione e 189 mila

Votanti: 865mila (72,8%)

NO: 55% (473 mila)

SI: 45% (386 mila)

Provincia Ancona

Aventi diritto al voto: 365 mila

Votanti: 269 mila (73,7%)

NO: 53,5% (143 mila)

SI: 46,42% (124 mila)

Dunque, cari italiani, tenetevi i parassiti del Cnel, tenetevi il titolo quinto della Costituzione, tenetevi i 315 senatori, tenetevi le province, e tenetevi pure tutti i loro privilegi che costano più di quanto voi possiate guadagnare in tutta la vostra ricchissima esistenza. E, con loro, tenetevi pure tutti quei ruderi di politici che da oggi, con la sconfitta del rottamatore per eccellenza, si sentiranno legittimati a star lì per altri trent’anni almeno. Senza cambiare nulla.

«È la democrazia, bellezza!» Certo, e come tale va accettata. Oggi come non mai la sovranità popolare ha decretato che quel cambiamento: “non s’aveva da fare”. E non s’è fatto. Questo pomeriggio Renzi salirà al Quirinale e darà le dimissioni, rimettendo la patata bollente del Governo che non c’è più nelle mani di un Presidente Mattarella che, allo stato delle cose, non sa neppure lui che pesci pigliare.

Il Presidente della Repubblica Mattarella

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Spetterà a lui decidere il dopo Renzi

Lo scenario è tragicomico, non ci fosse in ballo il futuro della Nazione e la vita di 60 milioni di persone. Che farà Mattarella? Darà un nuovo incarico a Renzi per formare un nuovo Goveno? Non ha molto senso, dal momento che è stato appena bocciato da 20 milioni di italiani. Eppoi Renzi, se è coerente, non lo accetterà. E non dimentichiamoci che c’è l’iter della legge di bilancio da completare.

Chi altri, allora? Quale politico a capo di quale schieramento è in grado di formare, oggi come oggi, una coalizione in grado di governare? Nessuno. A meno che non accada qualcosa che, sul piano politico, sarebbe peggio dell’aver vinto un referendum: un inciucio, un pastrocchio, un accordicchio.

Si metterà in piedi un governicchio provvisorio che dovrà lavorare solo alla nuova legge elettorale per poi chiamare gli italiani alle urne? Probabile, all’insegna della coerenza del: “nulla è cambiato nella Repubblica delle banane”.

Aspettiamo l’evoluzione dei fatti.

Per la cronaca, chiudiamo con una riflessione che ci appartiene. Il sondaggio di Corriere del Conero sul referendum, che abbiamo chiuso cinque giorni fa, aveva dato questo responso: NO, 63%; SI 31%. Non male, no?