15 Apr Pasqua significa “rinascere”
Cerchiamo dentro di noi le risposte per migliorare il nostro futuro
Dire, scrivere, che siamo alla vigilia di Pasqua 2017 non è una notizia: suona quasi banale una simile affermazione.
La notizia sta nel fatto che Noi siamo qui a celebrarla. Ancora una volta, nonostante tutto. E poco importa essere credenti o meno, quel che importa è l’essere qui, insieme ai propri cari, a rivivere per un altro anno questa scadenza di Pace. Nonostante tutto.
Nonostante i nostri personali guai, perché tutti ne abbiamo. Nonostante le difficoltà quotidiane che ogni mattina trillano insieme alla sveglia. Nonostante il mondo che si muove intorno a noi e che ogni giorno ci propina notizie e accadimenti che mai avremmo voluto conoscere.
La parola Pasqua deriva dall’aramaico Pasha, che significa “rinascere”. E mai come oggi, come quest’anno, si avverte in ognuno di noi una forte spinta alla rinascita. Dell’economia, della politica, del lavoro, delle proprie aspettative.
La voglia di tornare ad avere aspettative, la possibilità di credere ancora nel futuro, e di poterlo progettare – un modus mentale che non ci appartiene più da troppi anni – è fortissima in ognuno di noi. Ovviamente per noi, ma soprattutto per i nostri figli.
Chi dovrebbe governare, incanalare e mettercele a disposizione certe aspettative – li paghiamo per questo – si affannano da anni a provarci ma senza costrutto. La verità è che probabilmente non sono in grado di farlo, o non ne hanno il coraggio. Perché occorre coraggio a sovvertire un sistema votato ai lauti guadagni piuttosto che all’equità sociale. Dove, per equità sociale, non si intende tutti uguali ma tutti con una propria e certa dignità nel rispetto delle disparità di genere.
Detto in altri termini, ben vengano i ricchi, le multinazionali, la grande finanza, perché sono necessari al sistema e in grado di produrre benessere e posti di lavoro. Se invece – ed è quello che è capitato negli ultimi decenni – queste figure pensano soltanto ad aumentare il proprio personale benessere a scapito di tutti gli altri, ecco che ci ritroviamo dove siamo oggi.
Ben venga allora una nuova Pasqua, una nuova rinascita, e che parta dall’interno di ognuno di noi. Perché è solo dentro di noi che possiamo trovare le risposte, la volontà e il coraggio in grado di sovvertire quel quotidiano che non ci piace.
Per non dover più subire la vista di operai a spasso perché la propria azienda ha delocalizzato altrove; o di anziani con una pensione da fame che non arrivano a fine mese e rovistano nei resti del mercato rionale; o di giovani coppie che non fanno più figli perché un lavoro precario – quando c’è – gli ha rubato il futuro e un pezzo di dignità.
Per non dover più subire la vista di quelle migliaia di extracomunitari ridotti quasi alla schiavitù – molte donne costrette con il ricatto o la violenza a prostituirsi – da un sistema medioevale di sfruttamento; o dei nostri figli costretti a cercarsi un lavoro all’estero perché qui, a casa loro, nessuno ha pensato a costruirglielo.
Buona rinascita a ognuno di voi, dunque. Buona Pasqua!