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C’è tutta un’informazione da costruire

L’editoriale. Siamo ormai a metà settembre, l’estate sta finendo –  cantavano i torinesi Righeira qualche decennio fa – o, per lo meno, sta finendo quella degli ombrelloni, della tintarella e del bagno in mare tassativamente dopo le sedici: “che prima non hai ancora diggerito, dai retta a mammà!” Quante volte ce lo siamo sentiti dire da ragazzini?

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Eh sì, perché qui, nella provincia anconetana dopo il 15 di settembre la serrata degli esercizi del mare è totale. O quasi. Chiudono gli stabilimenti balneari, chiudono diversi ristoranti, i gazebo sulla spiaggia, i negozi stagionali che ti chiedi come facciano a lavorare solo tre mesi e mantenere il proprietario tutto l’anno.

L’inizio dell’anno scolastico, qui, coincide con la fine del lavoro per tantissimi operatori.

Resisterà solo qualcuno, isolato, fino a ottobre inoltrato, e solo se la stagione sarà clemente.

In altre realtà funziona diversamente. In Liguria e in Toscana, per esempio, gli stabilimenti lavorano fino a ottobre e anche più, sfruttando un turismo straniero consistente. Ma quelli sono altri mondi. (verrebbe da domandarsi perché sono altri mondi, quando i confini nazionali sono gli stessi, ma apriremmo un dibattito non gestibile da qui.)

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Già, altri mondi… Il nostro giornale è in rete da neppure due settimane – abbiamo registrato numeri da record in quanto a partecipazione e lettori, segno che forse abbiamo colto nel segno con la nostra linea editoriale – e che ci stiamo muovendo in una realtà “diversa”, lo abbiamo già percepito.

Informiamo su Camerano, Sirolo, Numana, Osimo, Castelfidardo e Loreto, ormai lo sapete. Quel che forse non sapete è quello che ci troviamo davanti quando proviamo ad informare. Lettori scettici (“informate su tutta la provincia, perché la città di Ancona, no?”); politici che, avvezzi a fare come gli pare, di fronte alla richiesta di un’intervista si muovono con circospezione e diffidenza. Presidenti Pro Loco che neppure rispondono al telefono o ai messaggi; assessori che commettono errori per poi dare la colpa ai giornalisti (bè, questa in realtà è storia vecchia).

Poi, per dirla tutta, qualche errore lo commettiamo anche noi, ci mancherebbe. Siamo umani, come tutti. Ma almeno noi rimediamo, sempre, e come minimo chiediamo scusa.

"Quattro chiacchiere in paese", olio di Tiziana Baies

“Quattro chiacchiere in paese”, olio di Tiziana Baies

Insomma, abbiamo scoperto un mondo poco avvezzo a rapportarsi con l’informazione. D’altro canto, stiamo parlando di Comuni dove la chiacchiera di paese è piuttosto diffusa. Avete presente, no? Tutti sanno tutto di tutti, ma nessuno sa niente di nessuno. Tutti a lamentarsi che le cose non vanno; che le istituzioni non funzionano; che quando viene eletto, un politico si scorda degli elettori; che i posteggi sono troppo cari; le strade zeppe di buche; e avanti così all’infinito. Ma mai nessuno che faccia qualcosa di concreto per dare un senso diverso, un altro indirizzo allo status quo.

Can che abbaia non morde? Non è sempre così, ma è certo che finché abbaia non azzanna: non ce la fa a fare due cose contemporaneamente quando è interessato lo stesso apparato boccale.

Corriere del Conero non ha nessuna intenzione d’abbaiare. Siamo troppo impegnati ad informare. Quel che è certo, però, è che non ci tireremo indietro di fronte a tutta una serie di “passività” spesso interessate. Rendiamo conto a nessun altro se non alla nostra coscienza e al nostro dovere professionale. E cercheremo di metterlo in campo fino in fondo nel rispetto di tutti: lettori, cittadini, schieramenti politici, enti e istituzioni. Sarà dura? Lo sappiamo. C’è tutta un’informazione da costruire e noi proveremo a farlo. Con l’aiuto di tutti voi.