05 Set Osimo: una libreria per 30.000 abitanti
“Il Mercante di storie” nel cuore storico della città resiste e combatte contro internet, tv, disinteresse e noia dei non lettori
«Quando chiude una libreria cambia la clessidra della civiltà» titolava il Corriere della Sera del 27 agosto 2009. Oggetto di riflessione era, non serve dirlo, l’ultimo triste atto di una libreria milanese, un episodio che l’autore dell’articolo, Mauro Covacich, metteva a paragone con un evento mondano che si svolgeva in quegli stessi giorni e che vedeva protagonista Fabrizio Corona. Morale della favola: libreria chiusa, discoteca presa d’assalto.
Chissà come mai, ogni volta che mi capita di passare davanti ad una vetrina ricca di libri, la mia mente ripesca dal cilindro dei ricordi proprio questo articolo letto tanti anni fa tra i banchi di scuola e, inevitabilmente, il mio stomaco si attorcia in un fastidiosissimo nodo.
Non prendiamoci in giro, Covacich aveva ragione: la sabbia nella clessidra è scesa, anche più in fretta del previsto, i tempi sono cambiati e in un attimo le librerie sono diventate una specie in via d’estinzione. E non parlo delle librerie improvvisate all’interno dei supermercati, dove in un maxi cesto ai piedi della cassa le Operette Morali si mescolano a giochi per bambini e cianfrusaglie di vario tipo in vendita al prezzo speciale di 2€. No, quelle non sono librerie. Le vere librerie sono templi sacri, luoghi fuori dal tempo e dallo spazio, oasi di pace assoluta. In altre parole: realtà ormai inesistenti…forse…oppure no.
Nel cuore di Osimo, incastonata tra gli edifici del centro storico, intenta a resistere sotto i colpi di una concorrenza spietata che prende il nome di grande distribuzione, Internet e, soprattutto, disinteresse e noia, sorge una libreria… Anzi non «una», bensì «la» libreria. La numero uno, e non perché sia la più bella o la più fornita, ma perché è l’unica. Ebbene sì, incredibile ma vero, Osimo, città di oltre 30.000 abitanti, vanta un’unica libreria – no, i depositi di libri all’interno dei supermercati non voglio prenderli in considerazione, quindi non fanno testo.
Una libreria, dicevo, una sola, ma che in realtà è un vero e proprio gioiello. Si chiama «Il Mercante di storie», questo luogo «eroico», e non poteva esserci nome più azzeccato, perché tra gli scaffali che si affacciano su via San Francesco, di storie da raccontare ce ne sono a non finire.
I libri sono gli ingredienti fondamentali per la riuscita di una libreria, è chiaro, ma non sono gli unici. Per amalgamare come si deve l’impasto, per dosare con precisione ogni elemento, c’è bisogno dell’intervento di una mano sapiente e attenta. A Osimo la mano è quella di Tiziana Epifani, pugliese naturalizzata «senza testa» che con il suo carico di passione, tenacia e incoscienza (dice lei, coraggio dico io), è riuscita a mettere in piedi un’attività che è tra le più attive e dinamiche della zona.
A scorrere il calendario di iniziative proposte da «Il Mercante di storie» ti viene il mal di mare, oppure, semplicemente, la voglia irrefrenabile di prendere in mano un libro e divorarlo: incontri con gli autori, letture animate per bambini, progetti rivolti alle scuole (1.100 sono stati gli studenti, dalle materne alle superiori, coivolti nell’ultimo anno), ma anche corsi di scacchi e ceramica e poi ancora laboratori creativi, iniziative curate da Giulia Ciarapica, nota bookblogger, oppure da Elena Pigliacampo, lettrice professionista appassionata di favole. E non finisce qui: iscrivendosi al gruppo su Facebook «S.O.S libro» è possibile trovare recensioni, commenti, consigli di lettura di ogni tipo.
«Tutto è iniziato per caso – racconta Tiziana durante il nostro incontro – il caso di essere capitata a Osimo pur avendo studiato a Siena; il caso di essere entrata con il mio compagno in un negozio di arredi e aver notato il cartello vendesi sulla porta».
Oggi, a otto anni da quel salto nel vuoto, Tiziana può dirsi orgogliosa dei risultati raggiunti e, nonostante le inevitabili difficoltà con cui è costretta a fare i conti quotidianamente (Internet e Corona, solo per citare due esempi – niente di personale contro Fabrizio, sia chiaro, ma un capro espiatorio deve pur esserci in una storia che si rispetti), riesce a portare avanti con successo il suo mestiere.
Un mestiere che è, lasciatemelo dire, il più bello del mondo.
«Una lettura ben fatta salva da tutto, compreso da se stessi», scrive Daniel Pennac. Mi piace pensare che finché esisteranno luoghi come «Il Mercante di storie», a ognuno di noi, compreso Covacich, sarà concesso trovare un rifugio in cui sentirsi, almeno per qualche istante, completamente al sicuro.