Torino. Chiese cinquecentesche accanto a fabbriche abbandonate. Un centro pedonale moderno e poco più in là l’autostrada Torino Milano. E’ Settimo Torinese, un comune di barriera candidato, però, a diventare Capitale italiana della Cultura per il 2018. Se ne è parlato al Circolo dei lettori di Torino, nel salotto della città.

Quando si è ventilata per la prima volta la candidatura di Settimo capitale, tutti l’hanno presa come una provocazione. Come sarebbe stato possibile accostare una periferia di una città industriale come è Torino a Mantova, l’attuale capitale, e a Matera, quella dell’anno venturo?
I suoi amministratori, senza perdere la pazienza, hanno motivato il perché ne vale la pena osare.
«Attraverso la cultura abbiamo saputo fare integrazione, abbiamo ribaltato un destino, trasformando elementi di marginalizzazione in opportunità di sviluppo – scrive il vice sindaco con delega alla cultura, Elena Piastra – Una città che grazie alla cultura ha trovato una strada di riscatto, una città che è il simbolo di un “rammendo delle periferie” in senso culturale, urbanistico e industriale».

E come non crederle. Già anni fa, era stato riscontrato un primo miracolo. Cinque famiglie rom, sotto il progetto “Il dado” avevano ristrutturato una palazzina in stato di degrado per andarci ad abitare. Il progetto, grazie a una tesi di laurea, era diventato anche un caso letterario.
«Settimo non ha una reggia, non ha castelli, non ha cattedrali rinomate, non ha affreschi rinascimentali, non ha residenze sabaude, non ha monumenti simbolo, non ha musei d’arte contemporanea – scrive ancora il vice sindaco – Settimo non è infatti una città d’arte, ma è una città in cui fare cultura».
Ne è testimonianza l’ecomuseo del Freidano, che da poco ha ospitato festival della tecnologia innovativa. La sfida è tutta aperta. Tra le concorrenti più agguerrite c’è Aliano, in Basilicata, dove, quasi come una beffa postuma, il torinese Carlo Levi ha ambientato parte di “Cristo si è fermato a Eboli”.

Come scrive Italo Calvino nelle Città Invisibili: «Esistono immagini di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici».
«SettimoTorinese capitale italiana della cultura 2018 sarebbe una città felice non più nascosta dalle città infelici» scrive ancora il vice sindaco.