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Matteo Nucci riceve il Premio Adriatico Mediterraneo 2024 ad Ancona

Lo scrittore romano, noto per il suo profondo legame con il pensiero greco e la letteratura novecentesca, sarà premiato il 28 agosto nella suggestiva cornice della Loggia dei Mercanti

Ancona, 26 agosto 2024 – Dal 26 al 29 agosto si terrà ad Ancona la diciottesima edizione del Festival Adriatico Mediterraneo.

Quattro giorni di eventi culturali, musica, letteratura, cinema e danza, in alcuni dei luoghi più suggestivi della città, sotto la direzione artistica di Giovanni Seneca. Quest’anno il Festival è dedicato alla Grecia, che ha attualmente la presidenza della Macro Regione Adriatico-Ionica.

Matteo Nucci

Mercoledì 28 agosto, alle ore 19.00 presso la Loggia dei Mercanti, verrà assegnato il Premio Adriatico Mediterraneo 2024.

Quest’anno tocca a Matteo Nucci, scrittore romano, classe 1970. Nucci, che nasce come studioso del pensiero antico, nel 2009 ha curato per Einaudi una nuova bellissima edizione del Simposio di Platone. Ha poi pubblicato negli anni alcuni saggi divulgativi fondamentali e fruibili anche dai più profani. Le lacrime degli eroi (Einaudi 2013), L’abisso di Eros (Ponte alle Grazie 2018), Achille e Odisseo (Einaudi 2020) e l’ultimo Il grido di Pan (Einaudi 2023).

Ma Matteo Nucci non è solo autore di saggi, è molto, molto di più. Nucci è uno scrittore dal curriculum novecentesco. Profondo conoscitore, sì, del pensiero greco ma anche romanziere, giornalista, autore di indimenticabili reportage per Venerdì di Repubblica, L’Espresso, Lo Specchio de la Stampa e The Passenger. Innamorato, oltre che della Grecia, anche della Spagna e della corrida, cura un imperdibile blog, Uomini e tori, per i veri appassionati dell’argomento. Nucci, insomma, possiamo tranquillamente dirlo, è uno scrittore tout court.

Dopo la dovuta gavetta, aveva pubblicato racconti in riviste prestigiose come Il caffè illustrato e Nuovi Argomenti, nel 2009 ha esordito nella narrativa con Sono comuni le cose degli amici (Ponte alle Grazie), che nel 2010 è stato anche finalista al Premio Strega. Il romanzo, non a caso, è ambientato tra Roma e la Grecia e affronta uno dei temi più cari alla letteratura: il rapporto tra padre e figlio. Sicuramente una delle opere prime più interessanti degli ultimi anni.

Nel 2011, sempre per Ponte alle Grazie, pubblica Il toro non sbaglia mai, sorta di personale omaggio a Morte nel pomeriggio e a Un’estate pericolosa di Hemingway. Un libro unico, nella produzione italiana, sulla Spagna, le corride, i tori e i toreri.

Nel 2017, invece, esce il romanzo È giusto obbedire alla notte, Ponte alle Grazie, ambientato in una Roma ai margini, sconosciuta ai più, dove a ridosso del Tevere c’è una comunità di uomini e donne fuori dal mondo in cui siamo ormai abituati a vivere. Libro finalista al Premio Strega 2018.

Del 2022 è Sono difficili le cose belle, che segna il suo passaggio all’editore Harper Collins. Nucci ci spiazza ancora, questa volta scrivendo una sorta di fiaba moderna. Nato come dono per le sue giovani nipoti colpite dal lutto della morte della nonna (la madre dell’autore), Sono difficili le cose belle è in effetti un libro per persone di ogni età, come già alcuni classici del genere: Il piccolo principe di Saint Exupery o Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Sepulveda.

Da poco è in libreria l’ultimo libro di Matteo Nucci, Sognava i leoni, dove lo scrittore romano si confronta con Hemingway e il suo mito. Ne avevamo già scritto qui, consigliandolo come lettura non da ombrellone.

Noi, però, per conoscere meglio Matteo Nucci, diciamo di non limitarsi alla sua bibliografia. Consigliamo di andarsi a leggere anche tutto il resto che ha scritto, e continua a scrivere, sui giornali cartacei o in rete.

Sul blog minima&moralia o sul blog Uomini e Tori è quasi tutto facilmente reperibile.

Ci sono dei reportage, o semplicemente degli articoli, davvero imperdibili per chi ama ancora la bella scrittura, quella di una volta, quella novecentesca appunto. Nucci ha scritto tanto della Grecia e della Spagna, sicuramente, ma anche di altri scrittori, di attualità, di Roma e persino di costume e di sport.

Attilio Giordano

Uno degli articoli indubitabilmente più belli, di cui caldeggiamo la lettura, l’ha scritto in occasione della prematura scomparsa, per un male incurabile, di Attilio Giordano, suo direttore a Venerdì di Repubblica, settimanale con il quale ha collaborato a lungo.

In queste occasioni, di solito, è uso pubblicare pezzi già preparati, una mera elencazione di quel che la persona scomparsa aveva fatto in vita. Coccodrillo, si chiamerebbe in gergo giornalistico.

Tutt’altra cosa quella che ha scritto Matteo Nucci, che racconta pezzi di vita, di vita quotidiana: le ore passate insieme in redazione, i pranzi in trattoria (dalla Signora), i commenti del direttore quando gli presentava il pezzo da mettere in pagina. Un articolo che varrebbe la pena leggere solo per la scrittura impeccabile. C’è di più, però, molto di più. Perché c’è il racconto di un mondo, e di un giornalismo, quasi in via d’estinzione e questo dovrebbe riguardarci tutti. E poi c’è dentro un sentimento che è diventato così raro che oramai ne abbiamo quasi dimenticato il significato e l’esistenza: la gratitudine, quella autentica.

Leggere In ricordo di Attilio Giordano, giornalista generoso, non ci da quindi solo la misura di Matteo Nucci giornalista, ci da quella di Matteo Nucci uomo. Per noi, sembrerà strano, conta molto anche questo.

Il Premio Adriatico Mediterraneo a Matteo Nucci, insomma, è davvero una bella notizia e ne avevamo tutti bisogno. Perché è uno dei migliori autori italiani della sua generazione e, soprattutto, perché è uno scrittore vero. Ce ne sono così pochi in circolazione, per contarli bastano forse le dita di due mani, teniamoceli stretti.

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