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“L’uomo che non conosceva la libertà”

In libreria il libro-denuncia di “Iris Versari”. Una Cina che la stessa Cina non vuole far conoscere

Esistono libri che ti aprono gli occhi, ti riempiono il cuore e ti cambiano la vita. Libri che, una volta letti,  ti fanno guardare il mondo – e le cose del mondo – in un altro modo: più vero, più giusto, più umano.

E ti cambiano la vita perché sono in grado di allargare la tua percezione di e su quanta ingiustizia ed ipocrisia può celarsi dietro all’immagine costruita e fasulla che ti viene trasmessa. Di una Nazione forte e autoritaria, di un popolo perseguitato, e delle angherie che quest’ultimo può subire dalla prima.

La copertina del romanzo-denuncia di Iris Versari "L'uomo che non conosceva la libertà" edito da

La copertina del romanzo-denuncia di Iris Versari “L’uomo che non conosceva la libertà” edito da Edizioni Helicon

Il libro in questione, in libreria da qualche settimana, s’intitola: “L’uomo che non conosceva la libertà”, scritto da Iris Versari per i tipi di Edizioni Helicon.

Ovviamente, Iris Versari è un nome d’arte. Scelto dalla vera autrice non per vezzo, ma per salvaguardare la sua persona e l’incolumità della propria famiglia.

«La mia vera identità deve rimanere sconosciuta – spiega – perché rischierei io e la famiglia di mio marito, l’espulsione a vita dalla Cina».

Il libro è delicato perché tratta un argomento politico: lo schiacciante genocidio del Governo Centrale cinese nei confronti delle minoranze, specialmente il Tibet, Il Xinjiang (Turkestan Orientale), la Mongolia interna.

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«L’idea del libro – spiega “Iris Versari” – è nata dopo quasi dieci anni di vita in Cina. Un paese e un continente (quello asiatico), che mi hanno preso l’anima e conquistata fin da bambina. Nel libro ne parlo con il cuore, ma anche con l’obiettività di chi ha saputo guardare un paese in tutte le sue sfaccettature. Avendo sposato un uomo considerato di etnia minoritaria, ho potuto constatare le ineguaglianze di una superpotenza che ha in mano le sorti dell’economia mondiale».

In “L’uomo che non conosceva la libertà”, procedendo per capitoli, si parla dunque della Cina; di quella Cina sconosciuta agli occidentali. Si apre descrivendo l’influsso economico della presenza cinese nel mondo; e di come i cinesi emigrati in Italia abbiano devastato la nostra economia.

Prosegue con una descrizione di quel Paese, che la protagonista trova al momento del suo arrivo a Pechino intorno al 2000. Una situazione che nessun occidentale vede pur vivendo in Cina tanti anni. Fanno effetto i grattacieli, i mega aeroporti, le costruzioni giganti, ma il problema della democrazia non è mai affrontato.

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C’è poi l’incontro con la persona che cambierà totalmente, nella protagonista, l’immagine stereotipata della Cina. Le descrizioni concernenti le piccole e grandi difficoltà da lei incontrate quando frequenta un ragazzo dello Xinjiang.

La storia degli Uiguri, la maggioranza etnica nello Xinjiang cinese, che oggi sta diventando la minoranza grazie all’invasione della maggioranza etnica cinese: gli Han. E via via, un capitolo dedicato alla portavoce della causa uigura nel mondo: Rebiya Kadeer. Argomento taboo in Cina. Le discriminazioni cui vanno incontro gli Uiguri vivendo nella Cina vera e propria.

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Insomma, una storia vera e affascinante, altamente rivelatrice di un modo a noi sconosciuto eppure attualissimo, dove “Iris Versari” prova, con le parole, a smuovere muri e a cambiare le persone.

Una storia da leggere. Per conoscere, per capire, per smuovere le coscienze, se non altro, o almeno la propria. E per guardare il mondo con più consapevolezza e verità.

Il libro si trova presso il sito edizioni Helicon www.edizionihelicon.it oppure su Amazon.

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