04 Ago Andare per librerie
Una pratica da non perdere ai tempi di Amazon
Ancona, 4 agosto 2024 – In tempi irrimediabilmente lontani, i primi anni ’70, ad Ancona c’era ancora la libreria Fogola sotto i portici di piazza Cavour. Detto adesso, a distanza di più di cinquant’anni, suona frusto, scontato, retorico: ma quando entravi la prima cosa che ti colpiva era davvero l’odore inconfondibile della carta e era una sensazione bellissima (e buonissima).
Ci si andava per comprare i libri di Emilio Salgari, quelli tascabili di Garzanti con le magnifiche copertine di Marco Volpato: I misteri della jungla nera, Le tigri di Mompracem, I pirati della Malesia, Le due tigri. Erano pubblicazioni periodiche, costavano 500 lire (la paghetta di una settimana), ma non ci si dormiva la notte prima quando arrivava il giorno dell’uscita. E ancora il Giallo dei ragazzi Mondadori, con le indagini di Nancy Drew, de I tre investigatori e degli Hardy boys (che tanto piacevano anche a David Foster Wallace). Dopo un po’ sono arrivati i meravigliosi Oscar Ragazzi Mondadori, qualcosa di irripetibile. La banda di Queen Street, che è stato il primo, poi Verso il nido dell’anaconda o L’enigma della campana sommersa, il più bello in assoluto!
Adesso la libreria Fogola, sotto i portici, non c’è più. C’è un negozio che vende il vino e gli immancabili prodotti del territorio (è cultura anche questa, dicono. Certo, come no). Ma bastava allontanarsi dai portici e attraversare tutta la piazza in lunghezza e, sotto gli alberi, a fianco dello Chalet 4 fontane, c’era un libraio ambulante toscano (di Pontremoli, come da tradizione). Deambulava poco in effetti, stava sempre lì. Lui era antipaticissimo, la moglie peggio ancora. Ci andavamo lo stesso, perché lì si trovavano in bella mostra tutti i tascabili della BUR e gli Oscar Mondadori. La vita agra di Luciano Bianciardi, il primo acquistato in assoluto. Poi i libri di Carlo Cassola, di Giovanni Arpino, Carlo Castellaneta e infine la scoperta degli straordinari romanzi di John Le Carré: La talpa, Chiamata per il morto, Tutti gli uomini di Smiley o, meglio ancora, La spia che venne dal freddo. Per non dire della serie del commissario Maigret di Georges Simenon, con le indimenticabili copertine di Ferenc Pinter. Tutti comprati lì, dall’insopportabile toscano.
Poi bastava tornare indietro e scendere per corso Stamira, si superava piazza Roma, ancora cento metri e, all’angolo con via Don Gioia, c’era la libreria Fagnani che, incredibile a dirsi oggi, era anche edicola! Ci lavoravano Elio e Sergio, due librai sempre gentili, pazienti (ci vuole molta pazienza con chi frequenta le librerie!) e, soprattutto, molto, molto competenti. In cassa c’era invece la signora Ada, la madre del titolare, che agli habitué arrivava a fare anche il 20% di sconto sul prezzo di copertina (ne sappiamo qualcosa…). Difficile oggi raccontare cosa fosse una libreria a quei tempi. Questa era bellissima, su due piani. Sotto potevi trovare in bella vista sui banchi tutte le uscite più recenti e a scaffale più o meno tutti i libri usciti negli ultimi dieci anni, al piano superiore le edizioni tascabili e economiche. Li abbiamo presi lì, da Fagnani, i primi libri di Bukowski nelle edizioni SugarCo, e poi Cattedrale di Carver, Le mille luci di New York di McInerney o Ragioni di vivere di Amy Hempel. Ci passavamo pomeriggi interi lì dentro.
Ma a un certo punto, si era già all’inizio degli ’80, pareva non bastarci, volevamo di più. E allora ecco i sabati a Bologna. Si partiva col treno, la mattina presto, appositamente per andare alla libreria Feltrinelli di piazza Ravegnana, proprio sotto le due torri. Ci sembrava un posto immenso, con i leggendari scaffali scorrevoli per ottimizzare gli spazi, e credevamo di poterci trovare di tutto. Ci si presentava, di buon’ora, con il taccuino pieni di titoli. Poi ci si faceva prendere dal dilemma dello scegliere: tutti non potevamo comprarli proprio. Ma le emozioni vere arrivavano quando incappavi in qualche libro di cui non sapevi: una copia di Biglietti agli amici di Tondelli, nella bellissima edizione di Baskerville, per esempio, o i primi libri delle edizioni Granata Press.
A presidiare la libreria c’era il mitico, ma ancor giovane, Romano Montroni, con la sua eleganza un po’ eccentrica, che poi in anni più recenti sarebbe diventato il presidente del Ceppel (Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura). Usciti di lì, però, poteva cominciare qualcosa di anche più bello. E sì, perché ci si spingeva fino al Portico della Morte, alla libreria Nanni, quella dove andava anche Pier Paolo Pasolini. «A quindici anni ho cominciato a comprare lì i miei primi libri, ed è stato bellissimo, perché non si legge mai più, in tutta la vita, con la gioia con cui si leggeva allora», ha scritto. E allora si apriva un altro mondo, quello dei libri usati. Fuori i banchetti verdi, come i bouquinistes parigini del lungo Senna, dentro scaffalature alte fino al soffitto. Il problema, a quel punto, erano i soldi che ci sembrava non avere mai a sufficienza per comprare tutto il comprabile.
Dopo il pranzo, rigorosamente da Tony in via Righi o da Anna Maria in via Belle Arti, se rimaneva un po’ di tempo prima dell’ultimo treno utile, si andava anche alla libreria Aldrovandi, nella piazza omonima, e qualche volta ci si poteva incontrare Umberto Eco. Ma i prezzi, qui, erano davvero fuori dalla nostra portata, guardare ma non toccare…
C’erano librerie di autentico culto, però, anche molto più vicine. Non lo sapevamo, le abbiamo scoperte un po’ dopo, verso la metà degli anni ’80. La libreria Sapere in corso 2 Giugno a Senigallia, per esempio. Fabrizio Marcantoni, il libraio, lo si può trovare sempre lì, dov’è da più di quarant’anni. Che meraviglia parlare di libri con lui, ancora oggi. Ci aveva consigliato, era il 1987, Trilogia di New York di Paul Auster. Gliene saremo sempre grati. La libreria, nel 2023, ha festeggiato i suoi primi 80 anni. Per l’occasione ha dato alle stampe un librino commemorativo davvero incantevole. E sì, è una granitica certezza la libreria Sapere, un posto dove trovare sempre il libro che cerchi e poi sai che se non dovessi trovarlo, tempo pochi giorni, Fabrizio te lo procurerà. Ci vuole così poco, basta un libraio gentile e competente.
Gentile e competente com’è anche Giovanni Trengia della libreria Il Catalogo, a Pesaro. La potete trovare nel centro storico: in via Castelfidardo, una traversa del corso XI Settembre. C’è dentro una meravigliosa e ragionata confusione, c’è dentro l’amore per i libri e per il mestiere di libraio. Giovanni, e la moglie Alessandra, è proprio questo che trasmettono: l’amore per il mestiere che fanno. Dovrebbe essere una cosa normale, soprattutto per un libraio, ma da tanto, troppo tempo non lo è più. Al Catalogo trovate libri nuovi, con una cura particolare per i piccoli editori, e poi un imperdibile reparto di libri usati, proprio giù in fondo. Ci abbiamo scovato, giusto il mese scorso, una copia di Le nozze di pentecoste di Philip Larkin del 1969 che inseguivamo da anni. Quando si dice valeva il viaggio…
Oggi, se si ordina di sabato pomeriggio un libro su Amazon, domenica mattina un ragazzotto suonerà al campanello e ce lo lascerà in tutta fretta nel portone, ha lasciato il furgone parcheggiato male. Ci troveremo tra le mani un involucro anonimo, uguale a tanti altri, potrebbe esserci dentro un telefono cellulare o una miracolosa crema per il corpo. Ma, bisogna sottolinearlo, questo avverrà a meno di 24 ore dal nostro ordine. Internet è un’invenzione meravigliosa e non scomparirà, rimarrà per sempre e chissà quali altre evoluzioni dovremo aspettarci di qui a poco. Possiamo recriminare quanto vogliamo, ma nessuno di noi vorrebbe veramente tornare ai tempi in cui non c’era. La falsa nostalgia, si sa, è sempre esistita.
Ma non ci stiamo però perdendo tutti qualcosa? Internet, in fondo, accoglie i nostri desideri e ce li risputa addosso, soddisfatti. Facciamo una ricerca, inseriamo parole che già conosciamo, che avevamo già in mente e la rete ci restituisce un’immagine, una voce di Wikipedia oppure, per l’appunto, la possibilità di acquistare un libro. Quello che non sappiamo di non sapere, però, in Internet non lo troveremo, lo dobbiamo cercare altrove.
Andiamo ancora oggi per librerie, allora. Trascorriamoci dentro un po’ del nostro tempo. Continuiamo a farci sorprendere dai libri che non sapevamo di non aver letto, di cui non conoscevamo l’esistenza: quelli possiamo trovarli solo lì, curiosando tra i banchi e gli scaffali. Come negli anni ’80, quando si partiva la mattina presto per Bologna convinti che saremmo tornati a casa con chissà cosa. E il bello è che qualche volta succedeva per davvero. Forse perché eravamo solo squattrinati e ingenui ragazzi di provincia, in quei tempi irrimediabilmente lontani.