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Ancona – Il settore culturale scende in Piazza del Plebiscito e chiede dignità

Sit-in mercoledì 16 dicembre dalle ore 11.30 alle 13 con Collettivo Artisti Marchigiani, Quam Pulchra Es, Professione Educatore Museale

Ancona, 15dicembre 2020 – Le lavoratrici e i lavoratori del settore culturale e tutti coloro che credono che i luoghi della cultura non possano essere i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire, scendono in piazza in tutt’Italia per un sit-in di protesta per chiedere dignità per tutto il settore.

Ad Ancona, si terrà un presidio in Piazza del Plebiscito dalle ore 11.30 alle 13 di mercoledì 16 dicembre sotto lo slogan: “Non è tempo libero – riconoscimento, risorse, spazi” con interventi e la lettura di dati e testimonianze sulle conseguenze delle politiche governative sul settore della cultura.

«Non chiediamo di riaprire, chiediamo una pianificazione, una visione, chiediamo di riconoscere il ruolo essenziale che gli spazi culturali rivestono per la nostra società», spiega Emanuela, attivista del movimento Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali, tra i promotori dell’iniziativa.

Al presidio anconetano (si terrà in contemporanea in altre 12 città italiane), aderiscono anche il Collettivo Artisti Marchigiani, Quam Pulchra Es, Professione Educatore Museale e altre associazioni (l’elenco è in aggiornamento). La manifestazione si svolge in piazza con un numero contingentato di presenti a causa delle norme per il contenimento della pandemia. Seguirà una campagna social con le foto testimonianza da tutto il territorio marchigiano. La cittadinanza è invitata a partecipare.

Contatti: +39 3409363480 Emanuela; +39 3402521994 Sara, +39 33817260390 Laura.

Il testo della petizione lanciata da “Non è tempo libero” indirizzata al Ministero dei Beni Culturali e alle Attività Culturali e del Turismo:

Siamo i precari e le precarie, siamo le professioniste e i professionisti della cultura, siamo gli operatori e le operatrici dello sport, siamo le lavoratrici e i lavoratori dei circoli che ogni giorno animano i nostri paesi e offrono conforto, cura e accoglienza all’intera cittadinanza,
siamo gli studenti e le studentesse che popolano le città, siamo fantasmi, dimenticati dalla classe politica. E siamo stanchi!

La chiusura indistinta di spazi essenziali per la cultura, la cura del corpo e della mente e lo scambio di pensiero che è stata messa in atto dal Governo per arginare il contagio ha dimostrato ancora una volta l’assenza di una chiara progettualità. 
I nostri settori sono stati bistrattati e relegati ai margini, considerati mero intrattenimento: lo svago di cittadini impegnati ad attraversare velocemente le città ogni giorno per consentire al Paese di continuare a produrre.

L’associazionismo, il mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport sono settori permeanti nel tessuto sociale, non sono il passatempo per qualcuno, sono una possibilità per molti, una salvezza per tanti. Non essendo stati riconosciuti come tali gli spazi dedicati a questi settori sono stati fortemente penalizzati dalle chiusure imposte dall’emergenza sanitaria. Vi invitiamo a riflettere su come tuttora permanga questa condizione nonostante sia ormai stato assodato che non si tratta di luoghi dedicati al tempo libero, ma una risorsa da sfruttare e non da sacrificare: sono spazi con una dignità, che presentano un immediato ritorno in termini di utilità e che devono essere riconosciuti come tali.

Per questo chiediamo: 
– riconoscimento, perché il nostro lavoro non è tempo libero;
– risorse, perché non è bello, è essenziale;
– spazi, perché senza spazio la società soffoca.

 

redazionale

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