26 Apr 25 aprile: una festa per tutti
In una situazione internazionale grave
Camerano, 26 aprile 2024 – Anche quest’anno è arrivato il 25 aprile, occasione di commemorazione e di festa per la liberazione dal giogo nazi-fascista. La Resistenza Italiana, anche se nei numeri poco influente militarmente dal punto di vista del conflitto, segnò un momento di rivolta popolare, una svolta decisiva nella mentalità delle persone. Qui dobbiamo anche ricordare il grande apporto del corpo cobelligerante italiano a cui furono affidati i ruoli più difficili, come la liberazione delle città di Osimo e Filottrano, senza il supporto di mezzi corazzati, artiglieria e aerei e con gravi perdite umane. Anche a loro va il nostro ringraziamento, come a tutti gli Americani, Inglesi, Polacchi che persero la vita sulla nostra terra.
Quest’anno tuttavia nere nubi si addensano sull’orizzonte: la situazione internazionale grave, sull’orlo di una guerra in Europa, le numerose aree di crisi mondiali, l’avanzata dei populismi in un anno elettorale che riguarda 76 paesi, con tre miliardi di persone alle urne, il 40% della popolazione mondiale (vedasi a tal proposito l’interessante articolo di Cinzia De Stefani nella rubrica Stile Libero su questa testata), impongono un aumento di attenzione verso striscianti tentativi di ritorno dell’ideologia e di governi di ispirazione fascista.
Ma, come detto da Michela Murgia: «voi vi aspettate che il fascismo vi bussi a casa con il fez e la camicia nera e vi dica: ‘Salve, sono il fascismo, questo è l’olio di ricino’? Non accadrà così». Il neofascismo si intrufolerà nei meccanismi democratici ed userà gli stessi per diffondersi.
Come potremo riconoscerlo? A tal proposito non trovo di meglio che riproporre un lavoro di Umberto Eco, che individuò alcune caratteristiche utili per disegnare l’identikit di quello che lui definisce fascismo eterno. Questo è un decalogo ispirato da quelle riflessioni, sintetizzate da Marco Brando del Fatto Quotidiano:
- La prima caratteristica è il culto per la tradizione. Il richiamo a vere o presunte radici è usato per creare fossati tra etnie elette e il resto dell’umanità.
- Il fascismo eterno predilige pilotare gli istinti del cosiddetto popolo e detesta i principi del pensiero critico.
- La cultura è contro il popolo. Il sospetto verso chi ha studiato è ancora oggi un sintomo dell’eterno fascismo: dalla dichiarazione attribuita al ministro nazista della Propaganda Paul Joseph Goebbels («Quando sento parlare di cultura, metto mano alla pistola»).
- Non essere d’accordo con il messaggio propinato dal capo è un tradimento, meritevole di ulteriori insulti.
- Il razzismo è una chiave di volta per ogni sistema fascista o parafascista, che insegue il consenso esasperando la naturale paura nei confronti della differenza.
- La frustrazione sociale e individuale è usata come lievito dall’autoritarismo.
- Il nazionalismo diventa il collante per coloro che si sentono privi di un’identità sociale.
- Il pacifismo è collusione col nemico ed è cattivo perché la vita è un conflitto permanente per difendere Nazione, identità e tradizione.
- Ogni cittadino della Nazione appartiene al popolo migliore del mondo, i membri del partito sono i cittadini migliori, ogni cittadino può (o dovrebbe) diventare un membro del partito.
- Il cosiddetto popolo è concepito come un’entità monolitica che esprime la “volontà comune”. Il leader è il loro portavoce.
Quindi il giudizio di una deriva in senso autoritario va riscontrata in una impostazione ideologica che inevitabilmente ripercorre cose che abbiamo già visto, e dalle iniziative legislative che mirano al controllo dei corpi, al controllo della libertà personale, alla discriminazione delle comunità già penalizzate che stavano riuscendo a ottenere dei diritti. In guardia!
Vorrei qui proporre un altro decalogo, ripreso da Wikipedia, sui Principi elementari della propaganda di guerra (Utilizzabili in caso di guerra fredda, calda o tiepida) derivato da un libro della storica Anne Morelli, che in una serie di dieci capitoli, illustra ciascuno dei principi con degli esempi:
- Noi non vogliamo la guerra, è l’affermazione di ogni Capo di Stato prima di dichiarala: Von Ribbentrop prima che la Germania invadesse la Polonia dichiarava: «Il Führer non vuole la guerra. Si risolverà a farla a malincuore»;
- l’avversario è l’unico responsabile dell’intero conflitto;
- il capo della parte avversa ha il volto del diavolo;
- noi difendiamo una nobile causa, non degli interessi particolari;
- il nemico commette consapevolmente atrocità, mentre se noi commettiamo degli “errori” è assolutamente involontario;
- il nemico usa delle armi non autorizzate;
- noi subiamo pochissime perdite, invece quelle del nemico sono enormi;
- gli artisti e intellettuali sostengono la nostra causa;
- la nostra causa ha un carattere sacro;
- coloro che mettono in dubbio la nostra propaganda sono traditori.
Vi ricorda qualcosa pensando all’informazione che abbiamo ricevuto negli ultimi anni su COVID e le varie guerre in corso? Ai 10 punti di Umberto Eco io ne aggiungerei un undicesimo: il controllo dell’informazione.