La denuncia di un sirolese sulla discarica presente in Via Betellico

Andrea Storani scrive all’Ente Parco, al Sindaco e all’Assessore all’Ambiente di Sirolo documentando con foto la “monnezza” presente

Sirolo, 3 ottobre 2020 – Riceviamo in redazione e pubblichiamo integralmente una lettera indirizzata alle Autorità di riferimento e firmata da Andrea Storani. Una lettera che denuncia il degrado in cui versa una zona di Sirolo ridotta a discarica nei pressi del Conero Golf Club, con tanto di documentazione fotografica dello stato attuale di Via Betellico (pubblichiamo solo qualche foto).

«Egregi Signori, 

 Direttore/Presidente Parco del Conero

Sindaco Comune di Sirolo

Assessore Ambiente e Territorio Comune di Sirolo

C/C redazioni stampa locale.

Venerdì fine settimana, cosa c’è di meglio di una bella passeggiata al tramonto lungo i sentieri e le stradine del Parco del Conero?

Un paesaggio pieno di suggestioni, profumi, possibilità di vedere la fauna locale… ma poi ci si imbatte in una discarica a cielo aperto proprio lungo i confini del Conero Golf Club, Via Betelico, Comune di Sirolo… che schifo, che miseria sapere dell’esistenza di persone così stupide e maleducate!

Magari il Comune di Sirolo è già informato della quantità di monnezza in bella vista e provvederà immediatamente a bonificare l’area… infatti una pattuglia di Vigili urbani è transita sul luogo appena cinque minuti prima del sottoscritto… Oggi primo pomeriggio sono ritornato, ma la monnezza è ancora tutta lì.

Documento con una ventina di foto allegate. Ripasserò tra qualche giorno. Credo che il nostro territorio meriti manutenzione puntuale e costante in ogni suo angolo, anche quelli più angusti e meno in vista.

Spero in una vostra pronta azione. Saluti,

Andrea Storani»

 

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Mascherine usa e getta: nuovo rifiuto 2.2

 Una stima parla di quasi due miliardi che finiranno quest’anno negli oceani del mondo


Camerano, 5 aprile 2021 – L’allarme arriva dal Regno Unito, dove una recente analisi condotta dalla North London Waste Authority ha evidenziato come ogni settimana in quel Paese vengano usate e gettate via 102 milioni di mascherine usa e getta. Per rendere l’idea, ricoprirebbero un campo di calcio per ben 232 volte, come scrive la giornalista Francesca Mancuso su greenMe.

Purtroppo è vero: le mascherine usa e getta, quelle che ci proteggono dal virus, sono diventate il rifiuto più importante nell’arco dell’ultimo anno e mezzo. Un rifiuto, per intenderci, che ha superato di gran lunga quello delle bottiglie e dei sacchetti di plastica di cui stiamo per liberarci. Un rifiuto, insieme ai guanti in lattice, che la gente abbandona ovunque: per strada, nelle piazze, nei giardini pubblici, nei campi, lungo i sentieri di montagna, in spiaggia, in alto mare.

Un rifiuto che nessuno smaltisce per paura di un eventuale contagio o, più semplicemente, per menefreghismo. Una negligenza imperdonabile che, a livello trasversale, va imputata sia alla maleducazione delle persone sia all’indifferenza degli enti e delle imprese che dovrebbero smaltirle. Tanto che lo studio britannico, nell’invitare ad affrontare il problema che ormai è mondiale, suggerisce di rivederne la produzione invitando ad utilizzare prodotti biodegradabili.

Un problema serio, dunque, che riguarda tutti e che va risolto al più presto. Ho provato, nel mio piccolo, a testare quanto serio possa essere davvero. L’ho fatto, semplicemente, fotografando le mascherine abbandonate lungo il percorso che faccio abitualmente a Camerano, dove vivo, portando a spasso il mio cane. Un percorso di circa un chilometro e mezzo lungo un tratto di Via Loretana, l’area cani nei giardinetti di Via Scandalli, il parco degli orti. Risultato: ne ho incrociate una trentina. In foto la testimonianza di parte di esse.

Considerato che in Italia i Comuni sono oltre settemila, non è così empirico dire che in totale, in un solo chilometro e mezzo di essi, si siano accumulate come rifiuto oltre 237mila mascherine. Se si moltiplica il dato per tutti i possibili chilometri e mezzo percorribili in ogni Comune, si arriverà ad una cifra stratosferica di mascherine abbandonate sul territorio nazionale. Stimiamo, al ribasso, non meno di una decina di milioni? Sono convinto siano di più.

Una stima dello studio britannico parla di quasi due miliardi di mascherine che quest’anno finiranno negli oceani del mondo. Che facciamo, le lasciamo lì? Educare ad un sano e corretto smaltimento due miliardi di cretini, lo vedo poco percorribile. Chiamare a raccolta Greta Thunberg e i suoi seguaci ambientalisti, altrettanto. Finirà come con la plastica: spenderemo miliardi di euro per sbarazzarcene, e tutto grazie alla stupidità e alla maleducazione di tante persone. Le stesse che ogni giorno si lamentano dell’immane spesa pubblica destinata all’ambiente.

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