Osimo, 27 maggio 2020 – Coronavirus a parte, uno dei temi più sentiti e discussi ad Osimo in questi giorni è quello delle prossime installazioni di antenne sul territorio per la diffusione del segnale 5G, la nuova tecnologia di quinta generazione nell’ambito della telefonia mobile. Tecnologia e standard d’applicazione che promettono prestazioni e velocità nettamente superiori a quelle attualmente in esercizio (4G/IMT-Advanced). Una tecnologia, quella 5G, di cui si va dicendo tutto il bene e tutto il male possibile. Più sotto spieghiamo perché.
A Osimo, intanto, per prevenire ogni possibile speculazione sull’installazione selvaggia dei nuovi ripetitori, il sindaco Pugnaloni ha emanato un’ordinanza che vieta ai privati la sperimentazione e/o l’installazione della tecnologia 5G su tutto il territorio comunale. Come ha spiegato lui stesso in un videomessaggio postato sulla sua pagina social, in sintesi: «In merito al 5G stiamo studiando il nuovo piano antenne. Per il bene e la salute dei cittadini, vieteremo ai privati l’installazione di nuove antenne. Sarà il Comune che deciderà e tratterà con le aziende di telecomunicazioni affinché i ripetitori vengano posizionati in aree pubbliche decise dall’Amministrazione nell’apposito ‘piano antenne’ in fase di studio».
Qualche cittadino ha fatto notare che con questa decisione l’Amministrazione osimana – usando la scusa di non ben definiti problemi che potrebbero essere causati dalle nuove emissioni di potenti onde radio – si sia voluta riservare tutti i futuri sostanziosi introiti che i gestori verseranno per le nuove installazioni di antenne. Tagliando di fatto la possibilità ai privati di partecipare alla spartizione della succulenta torta.

A supporto dell’ordinanza di Pugnaloni arriva la dichiarazione di Michele Feliciani, capogruppo di Energia Nuova: «Questo è soltanto l’ultimo provvedimento di una serie che dimostra sensibilità e attenzione verso la salute dei cittadini, ove le nuove tecnologie non fossero chiaramente accettate e validate da organi competenti in materia. Il piano antenne – spiega Feliciani – sarà uno strumento di tutela lungimirante e decisivo per i cittadini, proibendo alle aziende di telecomunicazioni l’installazione selvaggia di antenne su terreni privati. Il coinvolgimento dei consigli di quartiere e delle consulte prosegue su questo filone, andando a raccogliere dubbi e preoccupazioni della cittadinanza, dando le risposte che i cittadini, disorientati sul tema, chiedono a gran voce».
A protestare e ad esprimere dissenso verso la scelta di Pugnaloni c’è Maria Grazia Mariani, di Fratelli d’Italia. Per lei: «Il 5G non è un obbligo di legge ma solo una scelta politica». Anche la Mariani fa leva sulla salute collettiva e sulla cautela necessaria ad affrontare il tema: «Nessuno vuole bloccare il progresso, nessuno vuole tornare ai segnali di fumo – dice – riteniamo però che in un momento storico in cui il tema della salute ha necessariamente monopolizzato l’attenzione collettiva, è d’obbligo la massima cautela.
Diversi ed autorevoli studi condotti su scala internazionale, hanno dimostrato il nesso tra le radiofrequenze 5G e lo sviluppo di alcune forme di tumore. Lo stesso Comitato scientifico sui rischi sanitari della Commissione europea afferma che: “il 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche”».

Fino alla stoccata finale nei confronti delle scelte di Pugnaloni: «Fin tanto che la scienza non avrà fatto chiarezza riguardo ai possibili effetti cancerogeni sulla salute pubblica, è opportuno sospendere ogni forma di installazione e sperimentazione di questo tipo, come peraltro hanno fatto tanti Sindaci di buon senso. Ipotizzare poi l’installazione di antenne 5G in parchi urbani o su altri beni pubblici, solo per fare cassa, è inaccettabile».
Va detto che ad oggi non sono noti effetti sulla salute causati dall’esposizione a lungo termine ai campi magnetici prodotti dal 5G. . Gli studi epidemiologici e sperimentali condotti finora non hanno mostrato associazioni significative tra l’esposizione a campi magnetici e un’aumentata insorgenza di cancro in bambini e adulti. Non è stata ancora dimostrata l’eventuale capacità delle onde radio e delle microonde utilizzate per il 5G di danneggiare il DNA delle cellule.
L’Istituto superiore di sanità, con specifico riferimento al 5G, nota che: «Al momento, non è possibile formulare una previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo delle reti 5G. Una valutazione adeguata dell’impatto di questa nuova tecnologia potrà essere effettuata solo a seguito di una conoscenza dettagliata delle caratteristiche tecniche degli impianti e della loro distribuzione sul territorio».
Il 5 aprile 2019 Céline Fremaul, il ministro dell’ambiente della regione di Bruxelles, ha bloccato le sperimentazioni della rete nella regione fino a quando una garanzia tecnica non assicurerà che le antenne 5G non superano gli standard sulle emissioni di frequenze radio. A Ginevra, in Svizzera, un piano per l’aggiornamento al 5G è stato bloccato per lo stesso motivo.
In chiusura, il messaggio che arriva da tante parti sia in Europa che in Italia è semplice: “Prima vogliamo sapere con dati certi se davvero la nuova tecnologia 5G è dannosa per le persone, e solo dopo, una volta cioè acquisite notizie sicure sulla sua non pericolosità, ci occuperemo di come distribuirla sul territorio”.
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