Ancona. 4 aprile 2020 – Il consigliere provinciale Lorenzo Rabini ci tiene ad evidenziare, in questo periodo di paure, contagi, rischi per la vita di soggetti e professioni abbondantemente esposti quali appunto medici, infermieri, personale sanitario, addetti dei supermercati e Forze dell’Ordine, anche il ruolo ed il lavoro di persone quali gli Agenti della Polizia Provinciale di Ancona, impegnati in un serrato controllo nelle strade per la verifica dei requisiti di chi circola.

«Credo – dichiara Rabini – sia giunto il momento di dare importanza pubblica al personale della Polizia Provinciale di Ancona, guidata dal Comandante Pierfrancesco Gambelli, uomini e donne impegnati tutti i giorni in pattugliamenti continui del territorio della nostra Provincia per il controllo minuzioso delle persone e dei mezzi che costituiscono, la maggior parte delle volte, un traffico consentito per necessità, ma che altre volte porta alla luce uscite non legittimate dai decreti sul Coronavirus».
Che cosa fanno in concreto gli Agenti?
«La maggior parte della gente – spiega Rabini – li conosce ancora, purtroppo, per guardiacaccia, ma questa definizione è stata abbondantemente superata negli anni sia per funzione che per competenze; infatti il controllo sulle strade, gli interventi di ordine pubblico, le missioni per conto della Procura, l’operatività sulla sicurezza prevista nei protocolli con la Prefettura, sono solo alcuni elementi di azione che contraddistinguono l’operato della Polizia Provinciale, che certamente agisce anche in ambito faunistico-venatorio come da disposizioni con la Regione Marche, ma che ha ormai da tanti anni superato abbondantemente il concetto esclusivo dedicato alla caccia e pesca».
Dunque, anche la Polizia Provinciale è impegnata nei controlli per il contrasto ai contagi da Covid-19?
«Proprio in questo momento drammatico – conclude Rabini – gli Agenti della Polizia Provinciale, non solo prestano servizio nel rispetto delle funzioni e delle responsabilità che quella uniforme comporta, ma corrono anche loro, a stretto contatto con le persone che fermano o aiutano, i rischi ed i pericoli di contagio in maniera più vulnerabile rispetto ad altri. Va quindi riconosciuto all’intero reparto un encomio che, ne sono convinto, sarà reso nelle forme pubbliche adeguate, dal Presidente della Provincia e dall’intero Consiglio Provinciale una volta terminata questa terribile storia».
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