La notizia si è sparsa nel mondo in un battibaleno. Fidel Alejandro Castro Ruz, conosciuto da tutti come Fidel Castro, il “leader maximo”, è morto alle 22.29 di ieri notte, 25 novembre. Lo ha annunciato alla televisione di stato cubana il fratello Raùl, l’attuale presidente di Cuba. Aggiungendo che nelle prossime ore il corpo di Fidel sarà cremato.

L’eroe-dittatore, a seconda dei suoi giudici, era sopravvissuto a dieci presidenti degli Stati Uniti. Amato e considerato un eroe per la sinistra nel mondo, despota e dittatore sanguinario per i nemici, per quasi sessant’anni ha governato la piccola isola caraibica cubana, portando avanti una battaglia durissima e tenace contro gli Stati Uniti, la maggior potenza al mondo.
Cubadebate, sito web ufficiale, dando la notizia ha scritto: «È morto il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz. Cuba lo piange e allo stesso tempo lo ringrazia per averlo avuto per 90 anni. Difenderemo la revoluciòn».
Per contro, “Finalmente”, scrive in un tweet 14 y medio, il blog della nota dissidente cubana Yoani Sanchez.
E scene di gioia sono esplose per le strade di Little Havana, dove gruppi di cubani-americani hanno festeggiato e ballato alla notizia della sua morte.
Comunque la si pensi, Fidel Castro ha marcato in profondità la scena politica degli ultimi sessanta anni.
È stato primo ministro di Cuba dal 16 febbraio 1959 all’abolizione della carica, avvenuta il 2 dicembre 1976, ed è stato, dal 3 dicembre 1976 al 18 febbraio 2008, Presidente del Consiglio di Stato e Presidente del Consiglio dei ministri, nonché Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba, il partito unico del Paese, che tuttavia non partecipa direttamente alle elezioni.

Castro, assieme al fratello Raúl, a Che Guevara e Camilo Cienfuegos è stato uno dei protagonisti della rivoluzione cubana contro il regime del dittatore Fulgencio Batista e, dopo il fallito sbarco nella baia dei Porci da parte di esuli cubani appoggiati dagli Stati Uniti d’America, proclamò l’istituzione della Repubblica di Cuba, uno Stato monopartitico di stampo socialista, che secondo Castro e i suoi sostenitori è una democrazia popolare apartitica, ma che i dissidenti e buona parte degli analisti politici internazionali definiscono come regime totalitario.
Ha spesso giocato un ruolo internazionale maggiore di quanto lascino supporre le dimensioni geografiche, demografiche ed economiche di Cuba, a causa della posizione strategica e della vicinanza geografica agli Stati Uniti del Paese. Castro è una figura controversa: i detrattori lo considerano un nemico dei diritti umani, mentre i suoi sostenitori lo considerano un liberatore dall’imperialismo e sottolineano i progressi sociali che egli ha promosso a Cuba.

È noto anche con l’appellativo di Líder Máximo (“Condottiero Supremo”), a quanto pare attribuitogli quando, il 2 dicembre 1961, dichiarò che Cuba avrebbe adottato il comunismo in seguito allo sbarco della baia dei Porci a sud dell’Avana, un fallito tentativo da parte del governo statunitense di rovesciare con le armi il regime cubano.
Secondo i suoi sostenitori, la leadership di Castro si è mantenuta così a lungo grazie al sostegno delle masse, dovuto al miglioramento delle condizioni di vita. Secondo i detrattori, invece, le cause andrebbero cercate nell’utilizzo di metodi coercitivi e repressivi.
Il 18 febbraio 2008, dopo quasi mezzo secolo di presidenza, Fidel Castro ha dichiarato che non avrebbe accettato una nuova elezione alla Presidenza del Consiglio di Stato e del consiglio dei Ministri, a causa di problemi di salute.

Il 19 aprile 2011, si dimette anche dalla carica di primo segretario del Partito Comunista di Cuba, consegnando i suoi poteri nelle mani del fratello Raùl Castro, il quale da allora sta lentamente avviando alcune riforme in senso liberale a favore del popolo e della non florida economia locale, compromessa soprattutto dal lungo embargo a cui è stata costretta l’isola.