Loreto. Le fonti storiche hanno un grande valore per la città, l’intento del recupero è quello di accrescere l’interesse dei turisti arricchendo la loro visita con un ulteriori percorsi storici ed architettonici, ampliando così l’offerta turistica e culturale e, di conseguenza, anche le occasioni di lavoro. All’appello mancavano i restauri delle ultime due fonti, quella della Costa d’Ancona e quella del Carpine, partiti da qualche giorno.
Gli interventi rientrano nell’accordo di programma firmato tra Regione Marche e Comune di Loreto denominato “Progetto di recupero Mura e Fonti storiche nel territorio del Comune di Loreto“, per un importo di 656mila euro finanziato con fondi Fas (Fondo per le aree sottoutilizzate, strumento di governo della politica regionale e nazionale per la realizzazione di interventi in aree particolari).

Sin dalla costruzione della città, al fine di sostenere la maggiore richiesta d’acqua, sono state realizzate ed utilizzate strutture idrauliche importanti quali l’Acquedotto Pontificio, visibile in contrada Archi, che si alimentava da sorgenti presenti nel Comune di Recanati; i serbatoi storici come quello del Monte Reale e tutta una serie di fontane monumentali quali Fonte della Buffolareccia, Fonte delle Bellezze , Fontana di Via della Croce – già restaurate – Fonte del Carpine e Fonte della Costa d’Ancona.
A queste si aggiungono due fontane alimentate in passato dall’Acquedotto Pontificio: la Fonte dei Galli, che adorna Piazza Leopardi, e la Fontana della Madonna, al centro dell’omonima piazza e proprio di fronte alla facciata principale della Basilica di Loreto. Ad onor del vero, c’era un’altra fontana a Porta Marina, poi traslata negli anni ′70 al centro di Villa Musone in Piazza Kennedy.
Le fonti avevano un’importanza logistica in quanto costruite fuori le mura cittadine e lungo le principale vie d’accesso Loreto.
La Fonte della Costa d’Ancona è stata realizzata su disegno di Giovanni Boccalini nel 1574, a lato della Costa d’Ancona. È incassata per diversi metri a causa della pendenza del terreno, mentre il piazzale antistante di forma rettangolare è pavimentato con mattoni posti di taglio, che formano canalizzazioni e pendenze per il deflusso dell’acqua. I tre muri di sostegno sono alti fino a 5 metri, e in uno di essi si aprono due fornici che contengono i lavatoi.
La struttura è di mattoni faccia a vista con pietre d’Istria. Sul bordo dei lavatoi e su tre dei quattro piedritti dei fornici, nel prospetto principale, il doppio marcapiano di mattoni è sormontato da lesene e timpano recante uno stemma con la Santa Casa. In muratura, a due campate, ricoperta di coppi, serviva per abbeverare gli animali, lavare i panni e per attingere acqua da bere.

La fonte del Carpine risale almeno al XIV sec. e si parla già di una “Fontis Carpi” sin dal 1346, negli Annali del Comune di Recanati. Venne ricostruita alla fine del XVI sec., come descritto nella lapide con il nome del Cardinale Protettore Giulio Feltrio della Rovere.
Anche questa fontana è attribuita a Giovanni Boccalini, di forma allungata, si affaccia con il prospetto maggiore lungo via Carpine. Vi si accede attraverso una scalinata poiché mediamente è incassata di 1,6 metri rispetto al livello stradale; di forma rettangolare, con una vasca posteriore scoperta, un lavatoio con volta a botte e la fonte quadrata coperta da due volte a botte concentriche. Attorno vi è uno stretto passaggio delimitato dal muretto perimetrale di contenimento.
La costruzione è in mattoni faccia a vista, mentre i bordi delle vasche e i piedritti angolari della volta mediana e di quelle che coprono la fonte sono in pietra d’Istria. Attorno all’arco principale che delimita il fornice della fonte, vi sono due lapidi e, sopra, uno stemma con la Santa Casa.
La condotta di deflusso delle acque di scolo che si apre sullo spigolo posteriore sinistro, è recuperabile.
Per Loreto è la conclusione di una serie di recuperi importanti soprattutto per i Cammini Lauretani, creando così un tour storico artistico fuori le mura difficilmente riscontrabile in altre città.