Loreto. I turisti che sono arrivati in questi giorni a Loreto hanno trovato chiuse la maggior parte delle tradizionali bancarelle di articoli ecclesiali .
Le dodici ”bancarole” – in dialetto lauretano- di articoli religiosi, che da circa 200 anni hanno come sede della loro attività la Piazza della Madonna e che l’amministrazione comunale, con un documento votato dalla maggioranza ha deciso di spostare nell’adiacente Piazza Giovanni XXIII, hanno deciso di continuare la loro serrata di protesta.

Una battaglia combattuta a suon di carte di bollate e che dura da circa un lustro, da quando cioè la delegazione pontificia iniziò i lavori di manutenzione esterna del Palazzo Illirico che si affaccia proprio su Piazza della Madonna, dove gli ambulanti avevano la loro storica attività.
A quel punto, per non uscire dal rettangolo della piazza, le dodici bancarelle si erano spostate davanti al loggiato, il posto meno indicato in assoluto per installare un’attività commerciale. Tanto che intervennero la soprintendenza alle Belle Arti, il comune e la delegazione pontificia per trovare una soluzione alla poco indicata sistemazione.
Dallo scontro dei due fronti, nacquero tutta una serie di proteste oltre ai ricorsi, tra cui un sit-in e una raccolta firme pro bancarelle, ma non ci fu nulla da fare. Puntuali arrivarono sia la bocciatura del Tar sia quella del Consiglio di Stato che respinsero l’appello degli ambulanti con la seguente motivazione: «… l’interesse commerciale risulta recessivo rispetto a quello storico culturale ed artistico perseguito dall’amministrazione comunale, tenendo conto anche della brevissima distanza tra le vecchia e la nuova destinazione». Pronuncia che, di fatto, rese esecutivo il documento votato dal consiglio comunale per il trasferimento delle attività in Piazza Giovanni XXIII.

A tre mesi dallo spostamento è partita una nuova protesta da parte degli ambulanti che chiedono una nuova conferenza dei servizi, supportati da un nuovo avvocato e dal parere di un architetto.
Siamo andati in mezzo agli ambulanti per raccogliere dalla loro viva voce i motivi della nuova protesta. Ecco quanto ne è scaturito.
I motivi della nuova protesta
«Sono diversi. Vogliamo ritornare in Piazza della Madonna perché è impossibile per noi lavorare qui. Il luogo è decisamente insalubre a causa dei contenitori dell’immondizia posizionati vicino alle nostre bancarelle. Le esalazioni maleodoranti che provengono dalle cucine del Palazzo Apostolico -che possono accogliere fino a 700 persone – sono insopportabili. Senza contare i gas di scarico dei pullman che scaricano i pellegrini e turisti, sono nocivi e siamo costretti a respirarli. In ultimo, non abbiamo nessuna protezione dagli agenti atmosferici, con i pluviali che dal palazzo scendono su di noi e che praticamente ci inondano».
L’aspetto economico
«Abbiamo incassato molto meno, in quanto i pellegrini quando arrivano qui da noi hanno già provveduto ad acquistare presso i negozi all’interno della Basilica. Sarà stato un caso ma non appena ci hanno trasferito qui, la delegazione pontificia ha subito provveduto ad incrementare la propria offerta di vendita con olio, vino, libri oltre, ovviamente, agli articoli religiosi».
In Piazza Giovanni XXIII esistevano già altre bancarelle posizionate lì da sempre, ben prima dell’arrivo di queste 12 “sfrattate” da Piazza della Madonna. Anche a loro abbiamo chiesto di commentare la protesta dei colleghi, ultimi arrivati.
«Noi non aderiamo alla protesta – hanno spiegato – e rimaniamo aperti in quanto la nostra attività è stata sempre in questa piazza. Ovviamente, anche per noi è diminuito l’introito economico con l’arrivo delle dodici “bancarole” che si trovavano in Piazza della Madonna. Per quanto riguarda l’aria insalubre siamo in parte d’accordo, anche se prima del loro arrivo eravamo posizionati in maniera diversa e quindi potevamo evitare il contatto diretto con gli scarichi degli autobus».
Insomma, la ribellione continua e siamo certi non finisca qui. Seguiremo gli sviluppi della protesta ascoltando anche le ragioni delle controparti: Comune di Loreto e Delegazione Pontificia.