19 Mag Covid-19 – La famiglia Polenta: “Non siamo untori, siamo guariti”
L’Asur documenta la guarigione dei suoi quattro componenti ma per il Comune di Castelfidardo risultano ancora in permanenza domiciliare attiva
Castelfidardo, 19 maggio 2020 – “Non siamo untori, siamo tutti guariti dal coronavirus e possiamo uscire. Abbiamo i documenti firmati dall’Asur ma in Comune non è arrivata la comunicazione e continuano a consegnarci lo scatolone dell’indifferenziata per smaltire il materiale degli infetti. La gente ci guarda come fossimo appestati, siamo stufi, è una vera e propria persecuzione senza motivo”.
Questo il tenore della telefonata ricevuta in redazione da una famiglia di Castelfidardo. A parlare, tra la rabbia e lo sconforto, è la signora Gigliola Papini moglie di Valentino Polenta. La loro è una famiglia composta da quattro persone: tre hanno contratto il coronavirus e una no. Tutti e quattro hanno seguito la trafila come da disposizioni sanitarie e Dpcm vari: tamponi, permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, altri tamponi e infine la guarigione definitiva. Certificata ufficialmente dai documenti dell’Asur Marche che ci hanno trasmesso.
Sembrerebbe tutto a posto, una vicenda da Covid-19 per fortuna finita bene con l’intera famiglia guarita che finalmente può tornare ad uscire di casa, respirare aria fresca e fraternizzare con i vicini seppur a distanza di sicurezza. Invece, non è così. Perché il Comune di Castelfidardo della loro guarigione non è stato avvisato. Nei loro tabulati la famiglia Polenta Valentino risulta ancora in quarantena e sotto cura. Tanto, che giornalmente gli fa ancora pervenire lo scatolone dell’indifferenziata dove i positivi hanno l’obbligo di smaltire tutto ciò che utilizzano.
“Non so più dove metterli quegli scatoloni – tuona la signora Gigliola – continuano a portarceli ma a noi non servono più da giorni. L’ho detto al vicesindaco Andrea Marconi, ma lui mi ha confermato che per loro risultiamo ancora non guariti e, finché non ricevono la comunicazione dell’avvenuta guarigione, per legge ce li devono consegnare. Non solo, mi ha anche ripresa perché mi ha visto per strada dicendomi che non posso uscire!”
Questa storia della consegna degli scatoloni dell’indifferenziata è più seria di quanto possa sembrare, e la signora Gigliola la sottolinea parecchio infastidita: “Sì, perché vedendo che la consegna degli scatoloni continua, la gente non crede che siamo guariti. Usciamo per strada, com’è nostro diritto, e le persone ci guardano di traverso come fossimo degli untori. Scrivetelo sul giornale, fate i nostri nomi, così la smetteranno di considerarci tali”.
Abbiamo cercato di contattare il vice sindaco Marconi, per approfondire con lui la vicenda e dargli modo di spiegare la posizione dell’Amministrazione in merito alle comunicazioni che intercorrono fra gli Enti che trasmettono i rapporti dei positivi e dei guariti, ma non ci è stato possibile. Dovevamo essere richiamati ma non abbiamo ricevuto nessuna telefonata. Ci auguriamo, almeno, che domani la famiglia Polenta non riceva l’ennesimo scatolone dell’indifferenziata!
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