20 Set Corruzione decadenza e lobby gay in Vaticano raccontate da Gianluigi Nuzzi
Camerano. Gremita oltre ogni ordine di posti la sala convegni comunale di Piazza Umberto Matteucci, ieri sera, 19 settembre, in occasione dell’apertura del 5° Festival del giornalismo d’inchiesta delle Marche. Ospite d’eccezione, Gianluigi Nuzzi, conduttore mediaset della trasmissione Quarto grado.
Il compito d’introdurre il giornalista è toccato a Gianni Rossetti, direttore artistico del festival organizzato mirabilmente dall’associazione Juter club di Osimo. Una figura di notevole caratura giornalistica quella di Rossetti, già collaboratore del Resto del Carlino, poi della Rai e, attualmente, direttore della prestigiosa scuola di giornalismo di Urbino.
“Le Marche, incapaci per molti di promuoversi ed emergere – ha esordito Rossetti – vanta tradizioni importanti nell’ambito giornalistico. Penso a Maria Grazia Capulli, maceratese, alla quale è dedicata questa edizione del festival, che è arrivata a lavorare per il Tg2. Penso a Luigi Albertini, anconetano, che ha lanciato il Corriere della sera. Insomma – ha concluso il direttore artistico – in questa regione esistono grandi talenti e la nostra scuola di Urbino dimostra ogni anno una notevole crescita in tal senso”.
Nel suo intervento, Gianni Romagnoli, in rappresentanza dell’Ordine dei giornalisti delle Marche, ha ricordato gli oltre 28 colleghi morti sul campo per mano della mafia, o in reportage di guerra, o di conseguenza ad inchieste scomode sui poteri forti. “Un nome su tutti – ha ricordato Romagnoli – quello di Ilaria Alpi”.
Infine, dopo un brevissimo saluto del sindaco Annalisa Del Bello, è entrato in scena lui, Gianluigi Nuzzi. Pacato, voce profonda, proprietà di linguaggio e notevoli capacità comunicative, il conduttore televisivo è apparso così come lo si vede nel piccolo schermo. Completamente a suo agio di fronte ad una platea dal vivo, ha iniziato a raccontare la sua vicenda giudiziaria seguita alla pubblicazione del suo ultimo libro: Via Crucis. Quella denominata Vatileaks, per intenderci, che lo ha portato di fronte alla “santa inquisizione” vaticana e che gli ha fatto rischiare la galera. Uscendone comunque assolto.
“Non ho fatto altro che fare il mio mestiere di giornalista giudiziario – ha sottolineato Nuzzi, di fronte ad una attenta platea –. Ho scritto un libro, e mai avrei pensato di andare sotto processo per questo, anche perché del libro non veniva sindacata una riga. No, qui venivo accusato di aver diffuso notizie concernenti interessi rilevanti dello stato Città del Vaticano. Un po’ come se avessi violato il segreto di Stato italiano. Che, badate bene, è normato verso la sicurezza del Paese. Ma io non mi sono occupato della sicurezza dello Stato Vaticano o dei suoi interessi fondamentali. A meno che questi interessi non siano i privilegi, i furti, le rapine che racconto nel libro”.
Ne ha per tutti, Nuzzi, a conferma della decadenza imperante fra vescovi e cardinali. I loro intrighi per il potere, la loro insaziabile sete di denaro, le loro depravazioni. E cita, a tal proposito, il cardinale Tarcisio Bertone: “Che voi tutti conoscete per la storia dell’attico – sorride Nuzzi – ma vi posso garantire che l’attico, rispetto al resto, è una minuzia”. Prosegue, raccontando di Monsignor Franco Camaldo: “Che voi non conoscete – sottolinea – ma che la Roma notturna conosce molto bene, lo chiamano Jessica”.
E via così, per circa due ore, a raccontare in modo diretto e schietto di una Chiesa romana che i più, qui nelle Marche, stentano a credere vera. Eppure lo è, documenti alla mano, così come Nuzzi l’ha raccontata in Via Crucis.
Una testimonianza reale, quella di ieri sera, su come e quanto sia prezioso il difficile lavoro del giornalista d’inchiesta. Tutto votato alla divulgazione della verità per quanto scomoda o rischiosa possa essere. “Siete venuti in tanti qui, questa sera, ma io non sono Belen. Siete venuti per la mia credibilità. Ed io sono concentrato per darvi qualcosa che – come quello che scrivo nei miei libri – non vi dice nessun altro. Non do nulla per scontato, e cerco d’essere credibile. Sempre”.