Camerano – Il Capo dello Stato promulga le leggi dopo che sono state approvate dalle Camere, ed è compito delle istituzioni metterle in pratica e farle rispettare. Ai cittadini non resta che onorarle, buone o cattive che siano: estensive o restrittive, favorevoli o sfavorevoli, condivise o osteggiate. E siccome viviamo in democrazia, ognuno è libero di esternare i propri pensieri su questo o quel provvedimento. Assumendosene, ovviamente, le conseguenze civili, penali, materiali e spirituali.

La nuova regolamentazione legislativa sulle unioni civili del Decreto 19 gennaio 2017, n.5. è una di quelle che ha diviso l’Italia. Per intenderci, è quella che consente – tra l’altro – l’unione civile regolamentata e accettata fra persone dello stesso sesso. E a Camerano, domani 23 settembre, per la prima volta in paese si concretizzerà proprio una di queste unioni, fra due donne.
A dare fuoco alla miccia delle esternazioni ci ha pensato Lorenzo Rabini, capogruppo di Operazione Futuro: «Mi piacerebbe che la Chiesa locale e il suo rappresentante don Aldo – scrive Rabini in un comunicato – riferisse ai fedeli di questa prima celebrazione del matrimonio tra due donne… che opinione ha lui in merito e quello che ne pensa la Chiesa».

Va ricordato che fra i due non corre buon sangue, e che solo qualche settimana fa erano entrati in polemica sul discorso dell’accoglienza ai migranti: sfavorevole il primo, fermamente convinto il prelato. Ne era nata una polemica che aveva coinvolto i media e addirittura Forza Nuova e i Radicali delle Marche, per via della storia del volantino trovato sull’altare della Chiesa.
Abbiamo provato a interpellare don Aldo sull’argomento dell’unione civile fra gay, un po’ per consentirgli di rispondere a Rabini, un po’ perché ritenevamo interessante approfondire il pensiero suo e della Chiesa su un tale argomento. Apriti cielo! Il parroco dell’Immacolata Concezione è andato su tutte le furie, minacciandoci di querela se avessimo fatto il suo nome. Alla fine, bontà sua, ci ha congedato con un secco: «Io, sull’argomento, la penso come Papa Francesco!»
Amen.

In fondo, capiamo don Aldo. Ultimamente, suo malgrado, è andato spesso sui giornali, tirato per la giacchetta ora da questo, ora da quello affinché si pronunciasse su temi così scottanti e particolari come quello dell’accoglienza dei migranti e, oggi, dei matrimoni gay. La sua posizione, interpretiamo, è chiarissima: sul tema dell’accoglienza la sua è un’apertura totale; su quello delle unioni civili fra persone dello stesso sesso, visto che lo ha affermato lui stesso, è in linea con il Papa che a suo tempo aveva dichiarato: «Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione». Ribadendo inoltre che: «la qualità della fede non è condizione essenziale del consenso matrimoniale, che, secondo la dottrina di sempre, può essere minato solo a livello naturale».

Più pragmatica Annalisa Del Bello, sindaco di Camerano: «Questo non è un matrimonio – ha sottolineato – è una unione civile che è stata stabilita per legge. Ed è un mio compito adempiere alle leggi. Da sempre metto al centro la persona, con i suoi bisogni, necessità e aspettative. Non ne faccio una questione di sessi».
Sull’invito di Rabini a don Aldo a esprimersi sull’argomento? «L’ho vissuto come un attacco a don Aldo – ha risposto la prima cittadina – certe strumentalizzazioni politiche non mi piacciono».