Mercoledì 24 agosto, intorno alle 3.36, la terra ha tremato. Un sisma di magnitudo 6.0 con epicentro ad Accumoli, Amatrice e Arquata, tre piccoli Comuni che sorgono alla confluenza di quattro regioni: Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo.
Di nuovo un terremoto, l’ennesimo, che arriva subdolo e all’improvviso a squarciare e stravolgere il sonno e l’esistenza degli abitanti di tutto il centro Italia. Ma non solo, dal momento che le scosse sono state avvertite anche a Napoli, Bologna e addirittura più in là.
Anche Il nostro sonno dunque, quello dei cameranesi, dei sirolesi, degli osimani… Ed è anche per questo che siamo a parlarne da qui: una testata giornalistica che limita l’informazione ai sei Comuni che gravitano intorno alle pendici del Monte Conero. Per questo e per la profonda consapevolezza che di fronte a certe disgrazie umane non esistono “territori”, luoghi protetti, oasi privilegiate. Anche perché, per i nostri trascorsi e la nostra storia, sappiamo benissimo quanto certe tragedie segnino la vita degli individui. Quante volte ci siamo passati anche noi dentro l’esperienza nefasta di un terremoto?

La cronaca spicciola, per quanto ricca e desolante, la lasciamo ad altri. Quel che ci interessa comunicare sono i numeri prodotti dal sisma. Un vero e proprio bollettino di guerra, visti i dati, stilato da un nemico pressoché invincibile. A riprova ed ennesima testimonianza di quanto siamo piccoli di fronte allo scatenarsi degli elementi naturali. E di quanto siamo ottusi e colpevoli per continuare a non intervenire con un minimo di prevenzione, nonostante i cento terremoti che in Italia hanno colpito ovunque in queste ultime centinaia d’anni. Perché, diciamolo una volta per tutte fuori dai denti, contro i terremoti una prevenzione è possibile. Basta aver voglia di metterla in campo e di investirci denaro. Con la consapevole certezza che non esiste somma di denaro capace di risarcire una vita umana.
Un bollettino di guerra, dicevamo. 268 morti destinati purtroppo a salire; 265 feriti; 2.550 sfollati. Un intero paese, Accumoli nel reatino, raso al suolo e con 11 morti all’attivo. Amatrice, famosa per aver inventato il condimento all’amatriciana, sparita per metà e con un tributo al terremoto di 191 deceduti. Pescara del Tronto, nell’ascolano, toccata fortemente negli edifici e con circa 50 vittime.
Dati inaccettabili e provvisori, perché si sa benissimo che nella rimozione delle macerie che va avanti 24 ore su 24 ore, senza soluzione di continuità, si può nascondere l’insidia di altri tributi funebri.
Un bollettino di guerra che si ripete ormai troppo spesso. L’Aquila, il Belice, l’Irpinia, giusto per citare gli ultimi in ordine di tempo. Una guerra subdola che il nostro Stato e le sue istituzioni combattono ogni volta con una umanità e una solidarietà straordinarie. Queste ultime in particolare. Sono oltre 4.370 gli uomini messi in campo dalle diverse strutture operative della Protezione civile. E altri volontari premono per partire e dare una mano.

Ci sono i campi da montare per gli sfollati; le cucine da approntare e parecchie migliaia di pasti da preparare ogni giorno. Ci sono centinaia di migliaia di tonnellate di macerie da rimuovere, con le macabre sorprese che custodiscono. Ci sono centinaia di parenti e di sopravvissuti che vanno supportati sul piano psicologico e umano, perché provate a pensare anche solo un attimo a cosa significhi perdere tutto, affetti e proprietà, nel volgere di 3 minuti. Senza trascurare che una buona fetta di deceduti sono bambini e neonati.
E per descrivere lo spirito con cui si muovono i soccorritori, basti citare le scuse rivolte al Presidente Renzi da uno di loro, sorpreso dal premier a mangiare un panino dopo 12 ore filate passate a rimuovere pezzi di muri crollati. Per quel volontario, oltre al panino, occorrerebbe una medaglia al valor civile. A lui e a tutti i suoi colleghi.
Per tornare qui, alle pendici del Conero, va detto che per questa volta l’abbiamo scampata. Nonostante le due scosse di magnitudo 6.0 la prima e 5.2 la seconda, avvertite da tutti, non ci sono danni rilevanti da segnalare. A Osimo, per precauzione, mercoledì sera 24 agosto è stato annullato l’incontro pubblico con il critico d’arte Vittorio Sgarbi e l’imprenditore Diego Della Valle. Chiuse anche le grotte dei senza testa per verifica del loro stato. Così come sono state chiuse al pubblico le grotte di Camerano per permettere una verifica del loro stato d’integrità.

Sempre a Camerano, per ammissione dell’assessore all’ambiente e polizia locale Renato Costantino interpellato dal giornale, i danni sono minimi:
“L’unico danno si è verificato alla struttura della Chiesa di San Germano – ha spiegato l’assessore-. L’immobile, che già presentava delle fessurazioni, ha visto peggiorare notevolmente le crepe di conseguenza alle scosse telluriche. Inoltre, dalla parte alta della facciata, si sono staccate alcune porzioni in gesso che componevano gli ornamenti”.
Interverrete?
“Abbiamo già provveduto ad un sopralluogo con gli ingegneri, e deciso di chiudere l’immobile al pubblico fino a quando non valuteremo come muoverci per risanarlo e metterlo in sicurezza”.
Altre iniziative?
“Abbiamo invitato i cittadini a donare materiale utile ai terremotati. La raccolta è stata incredibile, non me lo aspettavo. In pochissimo tempo abbiamo accumulato una quantità notevole di viveri e articoli vari di prima necessità”.
Li farete avere ai terremotati?
“Sì, certo. Sabato mattina 27 agosto con tutta probabilità da Camerano partirà una squadra della Protezione civile alla volta dell’ascolano. Saranno loro a consegnare tutto il materiale raccolto”.
E questa è una bella storia con la quale vale la pena chiudere l’articolo. Una storia, quella dei gruppi volontari in partenza per andare a dare una mano, che si replica puntualmente da tutte le parti d’Italia. Perché di fronte alle tragedie umane di questa portata la solidarietà non conosce né nord, né sud, né centro. Ma solo il cuore grande degli esseri umani. Il cuore degli italiani.