Camerano. Vincere una battaglia non significa vincere la guerra, anche se fa morale. Si fa sempre più intricata e insostenibile la situazione della Conero Frantumazioni di Sandro Baldini, l’azienda di Camerano segregata al di là del cavalcavia 166 dell’A14.
Imprigionata all’interno della propria sede dall’indifferenza di Autostrade per l’Italia che – abbassando arbitrariamente da 72 a 12 tonnellate il transito sul ponte – ha impedito di fatto ai mezzi della Baldini di transitarvi, e di poter operare regolarmente.

A rischio c’è il posto di lavoro dei suoi quindici dipendenti. Quindici padri di famiglia delle cui sorti ad Autostrade non interessa un fico secco. E solo perché si ostina a non voler collaudare quel maledetto ponte. Un collaudo, effettuabile nell’arco di una mattinata, che sentenzierebbe la reale portata del ponte e, di conseguenza, il via libera al transito dei mezzi pesanti della Baldini.
Viceversa, se dal collaudo emergessero delle criticità spetterebbe ad Autostrade intervenire per ripristinare la portata necessaria (il ponte è di sua proprietà, ndr). Il che equivarrebbe a spendere un mucchio di soldi. Perché di ponti di seconda categoria com’è il cavalcavia 166, Autostrade per l’Italia nelle tratte che gestisce ne ha a decine. Tutti nelle stesse condizioni. Tutti senza manutenzione da decenni.

Costa meno, infinitamente meno, piazzare al loro imbocco – arbitrariamente – un cartello stradale che declassa il tonnellaggio da 72 a 12. Quanto costa un cartello stradale del genere, venti euro? Vuoi mettere venti euro contro le centinaia di migliaia di euro necessari a risistemare e mettere in sicurezza un cavalcavia?
E chi se ne frega se, posizionando – arbitrariamente – quel cartello si mandano a casa 15 padri di famiglia. Chi se ne frega se, posizionando – arbitrariamente – quel cartello si obbliga alla chiusura un’azienda florida e in salute. «Non è una nostra azienda» pare abbia sottolineato con cinismo un avvocato di Autostrade a Diego Baldini, figlio del titolare, durante la conferenza dei servizi svoltasi ieri pomeriggio presso il Comune di Camerano.
Questo è il quadro. Interpellati, i vertici di Autostrade rispondono solo attraverso il proprio ufficio stampa con comunicati generici che non dicono nulla. Peggio: Autostrade non fa nulla. Non propone nulla, si limita – attraverso i suoi legali – a dichiarare: “Proponete voi, siamo qui ad ascoltare”. Una posizione oscena, inaccettabile, di fronte al destino quasi segnato di un’azienda e dei suoi 15 dipendenti. “Non è un’azienda nostra…” L’azienda, no. Ma il ponte, sì.
Però, a quell’azienda che non gli appartiene, Autostrade a suo tempo ha proposto di rifare il ponte, il suo ponte, a spese di quell’azienda. Bel modo questo di risolversi i problemi, ricattando, per proprio tornaconto, chi tu stesso hai messo in difficoltà.

L’immobilismo di Autostrade, la sua strategia volta a far passare il tempo senza intervenire, gioca a suo favore. Baldini non può permettersi di perdere tempo, le commesse se non vengono onorate si perdono. E senza commesse l’azienda chiude. Chiusa l’azienda – tolto il dente – Autostrade ha risolto i suoi problemi. E ha risparmiato una montagna di denaro.
Intanto, ieri mattina, Autostrade ha dovuto incassare una prima sconfitta. Il Tribunale di Ancona gli ha imposto di rimuovere le barriere jersey in cemento armato poste – arbitrariamente – all’imbocco del cavalcavia 166. Ricordiamo che il cavalcavia è di proprietà di Autostrade ma la strada d’accesso al ponte appartiene alla Baldini.

Ieri pomeriggio, presso il Comune di Camerano e con la regia del sindaco Annalisa Del Bello, si è svolta la prima conferenza dei servizi mirata a trovare una soluzione alternativa. Una stradina che dall’azienda Baldini sbuca sulla statale in direzione Osimo Stazione, sul territorio del Comune di Osimo.
Una stradina di passaggio su cui insistono una ventina di proprietari. Che dovrebbero dare il loro assenso al passaggio dei mezzi pesanti. Una stradina che, se l’accordo si dovesse raggiungere, abbisogna di un intervento di adeguamento al passaggio dei mezzi.
C’erano tutti, ieri pomeriggio. I legali di Autostrade per l’Italia, il titolare della Conero Frantumazioni, il sindaco di Osimo Pugnaloni, quello di Camerano padrona di casa e una decina di rappresentanti dei privati proprietari della stradina.

«Autostrade per l’Italia – ha spiegato al termine della riunione il sindaco Del Bello – si è resa disponibile alla realizzazione dell’intervento da attuare sulla stradina per permettere il transito dei mezzi della Baldini. Abbiamo messo sul tavolo un’ipotesi di indennizzo nei confronti dei privati proprietari della strada. Ora ragioniamo con Autostrade sull’ammontare di questo indennizzo, magari da riconoscere ai singoli mensilmente».
Un indennizzo non facile da quantificare ma, soprattutto, difficile da far comprendere ai diretti interessati. Che poi sono quelli che dovranno subire il disagio maggiore: rumore, polvere, strada dissestata dai tanti passaggi dei mezzi pesanti. Senza dimenticare che quel disagio si potrebbe protrarre per un tempo difficile da stimare oggi.
«È proprio questo il punto – conclude la Del Bello – la sentenza definitiva del tribunale arriverà non prima di giugno. I transiti su quella stradina potrebbero andare avanti per mesi. Ma noi dobbiamo trovare subito il modo di far uscire i mezzi della Baldini. Domani, giovedì 11 maggio, ho messo in agenda un nuovo incontro con i privati e auspico di raggiungere un accordo con loro sugli indennizzi».
Dunque, Autostrade per l’Italia è disposta a spendere soldi per sistemare la stradina. Ne spenderà altri per riconoscere indennizzi mensili ai privati che abitano lungo il suo percorso. Ma di spenderne per collaudare il ponte non se ne parla proprio. Già: “Non è un’azienda nostra…”