Camerano – L’acqua è un bene prezioso, preziosissimo. Serve all’uomo per vivere, il corpo umano è composto di acqua per almeno il 70%. Serve agli animali e serve al mondo vegetale. Senza acqua non esisterebbero gli alberi, l’erba, gli ortaggi…
Già, gli ortaggi. Serve molta acqua agli ortaggi per crescere prima di arrivare sulle nostre tavole. E chi li coltiva ne consuma grosse quantità. Se non c’è acqua, non c’è produzione di ortaggi.

Ed è proprio questo il problema che interessa l’area degli orti urbani in zona Doffi, all’interno della pista ciclabile. Lì, l’acqua non c’è, ci sono gli orti ma non esiste la possibilità d’irrigarli. E chi se ne occupa deve accontentarsi della poca acqua piovana che il cielo regala a suo capriccio. Un capriccio quasi sempre arido però, dal momento che piove quando non dovrebbe e quando dovrebbe non lo fa quasi mai, vanificando spesso il duro lavoro di chi coltiva la terra.
Abbiamo raccolto il malcontento di alcuni cameranesi che hanno provato e provano a coltivare gli orti urbani di zona Doffi. La loro domanda è una sola: «Che ci vuole a portare lì una tubatura?»
Per la verità non ci vorrebbe molto, dal momento che le case a ridosso dell’area l’acqua ce l’hanno. Ma non sempre, in fatto di amministrazione pubblica, le cose semplici si traducono in fatti concreti e risolutivi.
Ci siamo informati. In quell’area, anni fa e per volere di qualche decina di giovani, l’amministrazione decise di costituire gli “orti sinergici”. Orti, cioè, che venivano coltivati con un fabbisogno di acqua ridotto all’osso: un secchio al giorno, s’era detto. Pronti via, si tennero corsi teorici e pratici sul funzionamento di questa tipologia di orti, si assegnarono i piccoli lotti e si iniziò la loro coltivazione.

Ma dell’acqua nessuno se ne preoccupò. E Giove Pluvio fece quel che gli pareva. Se poi aggiungi al tutto che la terra è bassa e che per lavorarla occorre chinarsi, il risultato fu che resistettero in pochi. Nel volgere di qualche anno molti abbandonarono: non c’era giustificazione nel rapporto fatica/prodotto raccolto. Tanta fatica per raccolti miseri e di poca qualità. Per colpa della mancanza d’acqua che impediva la necessaria ed equilibrata irrigazione.
Si salvarono e resistettero quelli che avevano l’orto vicino casa. E resistono ed esistono tuttora con orti ricchi e rigogliosi. Chi resiste coltivando lontano dalle abitazioni, con l’impossibilità di irrigare comodamente, stenta parecchio. Ad oggi, di questi ne sono rimasti 4 o 5.
A detta dell’amministrazione comunale portare lì il prezioso liquido non è impossibile. Esistono però questioni organizzative e pratiche da risolvere. Il Comune non può accollarsi la spesa della bolletta, non può farlo visto l’utilizzo privato. Poi, occorrerebbe che ognuno – una volta portata una tubatura in zona – si occupasse dell’allacciamento alla rete con singoli contatori loro intestati. Eppoi, la burocrazia per arrivare ad una soluzione appagante e percorribile porterebbe via un sacco di tempo. Eppoi…
Insomma. Alla fine della fiera il discorso è sempre e solo uno: se non c’è qualcuno con potere decisionale che si fa carico della questione con la seria volontà di affrontarla e risolverla, l’acqua per gli orti in zona Doffi non arriverà mai.
Anche perché, detto inter nos, quanti voti vuoi che possano portare quattro o cinque ortolani?