Camerano – Una sofferenza infinita quella sopportata dai 15 “resistenti”, gli operai della Conero Frantumazioni di Sandro Baldini che dalla vigilia di Pasqua lottano per salvaguardare il proprio posto di lavoro e, di conseguenza, per garantire la stessa esistenza dell’azienda.
Al centro della questione, dopo 54 giorni di lotta continua, la legittimità dell’abbassamento del transito di mezzi pesanti da 72 a 12 tonnellate, messo in atto arbitrariamente da Autostrade per l’Italia sul cavalcavia 166 della A14.
Abbassamento che, di fatto, ha impedito e impedisce ai mezzi pesanti della Conero Frantumazioni di circolare sul ponte in questione, dal momento che l’azienda (da vent’anni) ha sede ed operatività oltre quel cavalcavia, in un sito intercluso. Dunque, per essa, quel cavalcavia è l’unica via percorribile per poter operare.

Oggi, presso il Tribunale di Ancona, avanti il Giudice Dorita Fratini, le parti – dopo un primo rinvio datato 31 maggio e deciso dal Giudice perché i tecnici di Autostrade non si erano presentati – si sono finalmente incontrate alla presenza del CTU (consulente tecnico d’ufficio). Unico, l’oggetto dell’incontro: la regolarità del cartello “12 tonnellate” posizionato (ribadiamo, arbitrariamente”), da Autostrade per l’Italia all’imbocco del cavalcavia 166.
C’erano tutti: il Giudice, il consulente tecnico da lei nominato – dal momento che un giudice non è un tecnico esperto di ponti e cavalcavia – gli avvocati e i tecnici di Autostrade, gli avvocati e i tecnici di Sandro Baldini, titolare della Conero Frantumazioni. Al centro, il cartello famigerato.

Senza stare a tediare il lettore con disquisizioni meramente tecniche di difficile comprensione anche per chi scrive, semplificheremo dicendo che la posizione di Autostrade per l’Italia, in parte suffragata dal consulente tecnico di parte, sostiene che su quel cavalcavia possono transitare 6 mezzi uno in fila all’altro con un peso di 12 tonnellate ciascuno. In via del tutto eccezionale, può transitarvi un mezzo con peso pari a 72 tonnellate ma una sola volta al giorno. Due volte no, perché le strutture del ponte andrebbero in sofferenza.
Insomma, sembrerebbe una questione di distribuzione dei pesi. Se le 72 tonnellate le distribuisci in linea con mezzi da 12 tonnellate ciascuno, il ponte non protesta e sopporta. Se le 72 tonnellate le concentri su un unico mezzo, il ponte s’incavola di brutto e inizia ad urlare.
Ma quel mezzo da 72 tonnellate non è immobile, hanno provato a sostenere i tecnici della Baldini. Si muove, e il suo peso incide solo su una minima porzione di ponte che, oltretutto, cambia con il suo avanzare.
Per farla breve, deve averci capito poco anche la dottoressa Dorita Fratini che, sprovvista della documentazione tecnica necessaria a fare chiarezza, ha rinviato l’udienza a fine giugno, non prima di aver invitato i tecnici a depositare la loro documentazione e le parti a produrre le loro memorie, offensive o difensive che siano.

In soldoni, tutto questo significa una sofferenza indicibile per la Conero Frantumazioni che vede allontanarsi sempre più la possibilità di arrivare a una soluzione concreta in grado di risolvere i suoi problemi, compreso quello di non licenziare i 15 dipendenti. Per la ditta di Camerano il fattore tempo – riferito alla sua sopravvivenza o meno sul mercato degli appalti – è basilare. Di vitale importanza.
Per Autostrade per l’Italia, invece, perdere tempo è una strategia: se la Conero Frantumazioni va in sofferenza e chiude, loro si sono tolti un sassolino fastidioso dalla scarpa e il problema è risolto.
Chissà se il Giudice Fratini questo è in grado di comprenderlo!?