27 Ott Camerano – “Non vuoi ospitare i migranti? Io te li impongo!”
Questo il senso espresso dalla vice prefetto Simona Calcagnini al primo incontro pubblico per informare sul progetto Sprar
Camerano – Si fa aspro e inconcludente in città il dibattito sull’accoglienza dei migranti e richiedenti asilo, ovvero progetto Sprar, che prenderà avvio materialmente nei primi tre mesi del 2018. Nel senso che entro marzo – come spiegato da Franco Pesaresi, presidente Asp ambito 9 di Jesi – a Camerano arriveranno 12 migranti alloggiati in due appartamenti privati e gestiti proprio dalla sua azienda pubblica di servizi alla persona.
L’incontro avvenuto ieri sera in Sala Convegni all’interno del Palazzo comunale, voluto e organizzato dall’Amministrazione – «Per informare sui contenuti dell’accoglienza e del progetto» sono state le parole del sindaco Annalisa Del Bello – si è dipanato davanti ad una sessantina di persone fra politici locali e qualche “estraneo”. Segno evidente che su settemila abitanti meno dell’1% si è fatto coinvolgere dal tema. Un dato che andrebbe analizzato e approfondito.
Al tavolo dei relatori il già citato Franco Pesaresi, la vice prefetto nonché capo di Gabinetto Simona Calcagnini, il sindaco Del Bello e l’assessore Ilaria Fioretti. Alle loro spalle, per tutta la durata dell’incontro, sono state proiettate diapositive con testimonianze e citazioni a favore dell’accoglienza: quasi un messaggio subliminale che alla fine è risultato abbastanza noioso e ripetitivo. Assente giustificato Maurizio Mangialardi, presidente Anci Marche e sindaco di Senigallia, ritardato da un viaggio di ritorno dalla Capitale: avrà incrociato i briganti nel valico degli Appennini?
Intanto una riflessione: a che servono questi incontri con la popolazione quando le decisioni sono già state prese, acclarate, e senza possibilità di dissentire? Che bisogno c’è di tentare di lavarsi la coscienza, o di informare sull’umanità di una scelta imposta, quando il sapone dell’imposizione è già di per sé inaccettabile?
A raccontarla così sembrerebbe che chi scrive è contro l’accoglienza, invece è esattamente il contrario. L’abbiamo ripetuto più volte: l’accoglienza deve far parte del dna dell’individuo, in modo particolare di quello degli italiani che da secoli sono andati in giro per il mondo ad elemosinarla. Qui, non è in discussione l’accoglienza, o il colore della pelle, o le differenze di usi, costumi, religione. Qui è in discussione il modo di accogliere, la mancanza di un progetto a lungo termine, il menefreghismo di tanti paesi europei.
Ad essere populisti, che non è una malattia né una vergogna, andrebbe analizzato il tempo storico in cui si chiede agli italiani di accogliere senza se e senza ma. Un popolo, quello italico, che non possiede il senso dell’accogliere lo straniero – men che meno quello marchigiano – ma che poi è capace di azioni umanitarie meravigliose nei confronti del diverso che chiede aiuto.
Certo, se aspetto da decenni una casa popolare un po’ mi da fastidio vederla assegnata in quattro e quattr’otto ad uno straniero, gratis e senza graduatoria. Certo, se non ho denari per comperare il cibo ai miei figli, un po’ mi da fastidio vedere gli extracomunitari che gettano nel “buzzico” quello offerto gratis. Certo, se da anni cerco un lavoro senza trovarlo perché ho cinquant’anni un po’ mi da fastidio vedere le corsie preferenziali offerte dallo Stato ai migranti. E i tanti denari che spende per loro, e poco m’importa da dove arrivano.
Poi, è vero che certi lavori gli italiani non li vogliono fare. È vero che siamo infarciti di gente che lucra sull’accoglienza e ci fa un sacco di soldi. È vero che il tema diventa un cavallo da cavalcare a briglia sciolta per le opposizioni. È vero che questi migranti che arrivano e arriveranno scappano da una condizione di vita insostenibile e che in qualche modo devono essere accolti.
Ieri sera, in Sala Convegni, è andato in scena “Il gioco delle parti” dove ognuno dei partecipanti ha “recitato a soggetto”. Una serata pirandelliana. Franco Pesaresi ha difeso ed elogiato il sistema accoglienza, perché lui e la sua associazione ci lavorano in quell’ambito. Poteva fare diversamente?
Il sindaco Annalisa Del Bello ha difeso ed elogiato l’umanità insita nel progetto, perché ormai aveva aderito allo Sprar – una scelta non condivisa a priori con gli abitanti – e deve farla digerire a tutti. Poteva fare diversamente?
E chi se ne importa se quel rompiscatole di Lorenzo Rabini, per l’ennesima volta, ha gridato forte e chiaro che lui e il suo partito sono fortemente contrari. Ci sono stati altri interventi di persone d’accordo con il progetto: uno a uno, palla al centro! Poteva essere diversamente?
Sull’intervento della vice prefetto, stesso discorso, ma con qualche distinguo. Lei è la persona che deve collocare i migranti, quella con l’ingrato e difficile compito di distribuirli nei Comuni della provincia. Tutti i Comuni della provincia, che piaccia o non piaccia. Non fa altro che eseguire direttive che le piovono addosso dall’alto, direttamente dal Ministero dell’Interno. Può muoversi diversamente?
I distinguo? Due, no tre.
1) Ha detto: «C’è una grande strumentalizzazione della stampa sul tema». Perché si sa, se la stampa indaga, sottolinea, denuncia, significa che “strumentalizza”. Se non lo fa, è “schierata”.
2) Ha detto: «È da mettere in conto che fra le migliaia di migranti che sbarcano in Italia qualche mela marcia ci possa essere; d’altro canto noi italiani non siamo certo degli stinchi di santo, i femminicidi avvengono da noi, e quasi tutti i giorni». Crediamo sia scorretto e fuori luogo paragonare i femminicidi – un fenomeno deprecabile e inaccettabile, segno di un’arretratezza culturale tutta nostra e maschilista – con quei migranti armati di machete che vanno in giro a mozzare arti o a stuprare donne. È completamente diverso il contesto, le motivazioni e la reazione psicofisica alla propria condizione. Non puoi giustificare una violenza extracomunitaria con il fatto che diversi italiani sono violenti.
3) Ha detto: «Se un Comune non accetta migranti, glieli impongo. Anzi, in quei Comuni che non li vogliono cerco di mandarne qualcuno in più». Poi ha provato a rimediare aggiungendo che in quei pochi casi si media e un accordo bonario si trova sempre. No comment.