02 Mar Ancona – Isa Yachts: una guerra fra dipendenti?
I lavoratori occupati si dissociano dalle azioni sindacali
Ancona – Ieri mattina, mercoledì 1 marzo, la Fiom- Cgil con tanto di bandiere al seguito, aveva organizzato un presidio davanti ai cancelli dei cantieri navali Isa Yachts della Palumbo Ancona Shipyard Isa. Motivo della protesta, chiedere all’azienda il rispetto degli accordi.
Nello specifico, il sindacato aveva sottolineato la mancanza del turn over degli addetti in Cassa integrazione guadagni (Cig). «L’azienda vuole far credere che il sindacato la starebbe ricattando per gli incentivi all’esodo volontario – aveva spiegato Tiziano Beldomenico, segretario della Fiom di Ancona – ma nessuno vuole andare via, tutti vogliono tornare al lavoro».
Più di un caso, era stato ribadito durante la protesta sindacale di ieri, è in cassa integrazione a zero ore da agosto scorso, senza rotazione con gli attuali impiegati e senza che l’azienda abbia comunicato con loro. E questo, nonostante fosse stata data la disponibilità da parte di alcuni lavoratori a un trasferimento nei cantieri di Napoli sempre di proprietà dei Palumbo.
Nella giornata di ieri, a contestazione sindacale avviata, il patron della Isa Yachts, Palumbo, aveva raggiunto Ancona. E in serata, l’azienda dorica aveva risposto al picchetto della mattina organizzato dai sindacati. Lo ha fatto con un gesto eclatante: una lettera, scritta dai dipendenti dell’azienda, dove gli stessi prendono le distanze da quell’ennesima mobilitazione sindacale.
Questo il testo integrale:
«I firmatari della presente lettera dichiarano di dissociarsi dall’atteggiamento tenuto dalle organizzazioni sindacali e da un ristretto gruppo di dipendenti della Palumbo Ancona Shipyard ISA Srl.
Riteniamo tale atteggiamento, di immotivata e strumentale ostilità, dannoso per l’immagine e per la continuità lavorativa della Società e finalizzato solo ad ottenere un ingiustificato ed ulteriore aumento della “buonuscita”, già di considerevole entità, offerta dalla Società all’esito delle trattative intercorse.
Tanto più che tale “buonuscita” è stata accordata sulla base delle istanze sindacali e non risulta prevista in sede di accordo firmato dalle parti nel mese di luglio 2016».
Segue la firma di tutti i 50 dipendenti riassorbiti dalla cassa integrazione e che stanno attualmente lavorando stabilmente in azienda.
Una questione delicata, non c’è dubbio. Chi ha ragione? Chi gioca sporco? Siamo davvero di fronte a un’azione di forza del sindacato che mira ad ottenere più di quanto promesso, come scrivono i dipendenti nella lettera di ieri sera, o è l’azienda che prova a chiudere una vertenza pesante e ormai datata con il minimo esborso possibile?
Una cosa è certa: non è bello vedere i dipendenti di un’azienda combattersi a vicenda. Lavoratori messi l’uno contro l’altro e disposti a screditarsi pur di assicurarsi una posizione di vantaggio. Non è bello. Neppure quando in ballo c’è un posto di lavoro.
La Isa Yachts avrà le sue ragioni, non v’è dubbio; così come le avrà il sindacato. Ma quelli che ne usciranno peggio, comunque andrà a finire, sono proprio loro: i lavoratori.