Tirana – Le piccole imprese italiane si stanno trasferendo in Albania. Il ritmo è di due o tre ditte al mese. Dietro alle sigle, ci sono imprenditori in crisi, paralizzati da una pressione fiscale troppo alta, dal costo del lavoro ai massimi storici e da un mercato decisamente bloccato dentro ai confini nazionali.

Dal 2016, il fenomeno sta iniziando a diventare ragguardevole. In Albania, il costo della vita è più basso almeno 5 volte tanto rispetto a quello italiano, la pressione fiscale è minima, e il paese è decisamente in crescita. Dei 19.000 italiani circa, oggi registrati dall’altra parte dell’Adriatico, 16.000 hanno contratti di lavoro dipendente, molti degli altri sono imprenditori.
Il regista Andrea Castoldi nel suo ultimo film “Vista mare” ha immaginato l’esodo degli albanesi, all’inizio degli anni Novanta, al contrario. In un ipotetico 2020, sono gli italiani che cercano di imbarcarsi su gommoni di fortuna per raggiungere l’Albania, la nuova America, o se vogliano “lamerica” dei giorni nostri, per ricordare un altro grande film di Gianni Amelio.
“Vista mare” esce nelle sale in questi giorni, ma ha già fatto scalpore per lo scenario immaginato. Tuttavia, i dati statistici stanno dimostrando che una certa tendenza è già avviata.

Negli ultimi tempi, soprattutto Tirana, per gli italiani rappresenta una seconda possibilità o una speranza di una vita migliore. Sono sbarcati baristi, ma anche medici, architetti e docenti universitari. I più osannati sono i cuochi e i ristoratori, soprattutto nella capitale, considerati vere e proprie celebrità.
In molti poi si stanno dando al turismo un settore, in Albania, ancora tutto da costruire.
La situazione nel Belpaese è sempre più preoccupante. È ormai chiaro un fuggi fuggi generalizzato.
I pensionati se ne stanno andando in Portogallo, alle Canarie e Tunisia, i medici emigrano in Francia e adesso fa i bagagli anche il piccolo imprenditore, un tempo considerato fondamentale per il benessere e la crescita nostrana.
Questi fenomeni, denunciati da tempo dai media, pare interessino poco ai politici. Come minimo avrebbero dovuto scatenare un dibattito acceso in ogni partito. Ma viviamo in una repubblica dove una certa classe è troppo concentrata a guardare se stessa e la sua sopravvivenza.