Ivrea – La battaglia delle arance? Sarà sempre contestata, discussa e criticata, ma è un Carnevale che viene prima di quelli di Venezia o Viareggio. A sostenerlo è il quotidiano inglese The Guardian, che ha preparato la classifica dei 10 migliori eventi mascherati d’Europa.
Il carnevale della cittadina piemontese, insieme a quello di Acireale, è secondo solo a quello spagnolo di Cadice. In classifica anche: La Palma, sempre Spagna; Basilea, Svizzera e Binche, in Belgio.
Alla Battaglia eporediese, quest’anno in programma dal 26 al 28 febbraio, prendono parte oltre 4000 tiratori a piedi suddivisi in nove squadre. Sono quelle di: Picche, Morte, Tuchini, Scacchi, Arduini, Pantere, Diavoli, Mercenari, Credendari. Ci sono poi oltre 50 carri trainati da cavalli; pariglie con a bordo 10 tiratori e tiri a quattro con a bordo 12 tiratori; per un totale di circa 5000 persone coinvolte.
I teatri di battaglia sono il centro sportivo e le vie strette del Centro storico e il pubblico è obbligato a indossare il cappello rosso. Serve soprattutto per non diventare bersaglio.
Secondo il Guardian a Ivrea, si rievoca uno scontro tra le truppe locali e quelle napoleoniche.
Ma è un errore.
Il richiamo è a un episodio medioevale, risalente al 1200. Un barone, che affamava la città, venne scacciato grazie alla ribellione della figlia di un mugnaio (Violetta) che, promessa sposa (a Toniotto), non volle sottostare allo jus primae noctis imposto dal tiranno a tutte le spose.
Salita al castello decapitò il Barone e accese la rivolta popolare che si concluse con la distruzione dell’edificio, che non fu mai più ricostruito, e con l’istituzione del libero Comune. La battaglia delle arance rievoca la ribellione popolare.
Nella rappresentazione, che è un vero e proprio gioco di ruolo, il popolo è rappresentato dalle nove squadre degli aranceri a piedi. Combatte a colpi di arance contro le armate del Feudatario, che sono poi i tiratori sui carri trainati da cavalli. Indossano protezioni e maschere che ricordano le antiche armature.
Nel medioevo erano i fagioli i protagonisti della battaglia. Si narra infatti che due volte all’anno il feudatario donasse una pignatta di fagioli alle famiglie povere. Ma queste, per disprezzo, gettassero i fagioli per le strade. Gli stessi legumi erano anche utilizzati in tempo di carnevale, come scherzosi proiettili da lanciare addosso ad improvvisati avversari.
Nell’Ottocento compaiono le arance. Erano le ragazze a lanciarle dai balconi sulle carrozze del corteo. Lo facevano per farsi notare dai giovani. In quel tempo, erano frutti esotici provenienti dalla Francia. Erano “aristocratiche”. Ma il gesto frivolo, in poche edizioni, da omaggio si trasformò in duello.
Tanto che, nel 1854, il Generale Panietti ordinò: “per il buon andamento della festa negli ultimi tre giorni è vietato di gettare aranci od altro simile con veemenza”. Ma non fu ascoltato… anzi i lanci, nelle edizioni seguenti, si trasformarono in un vero e proprio combattimento testa a testa….
Solo dal secondo dopoguerra con la nascita della prima squadra di aranceri, la battaglia assunse i connotati attuali seguendo regole ben precise.