31 Gen Cuochi d’Italia: Le Marche, con moscioli e rognone, battono la Lombardia
Una sfida sul filo del rasoio fra due chef di altissima qualità
Il giro di boa di Cuochi d’Italia, su TV8 alle 19 e 40, continua con la sfida che contrappone le Marche alla Lombardia. La sfida è fra Paolo Paciaroni, executive chef del Relais Benessere Borgo Lanciano a Castelraimondo, e Stefano Fagioli, chef patron del Ristorante Via Vai a Crema. Da una parte le Marche dove: “c’è la passione devota, c’è l’organo della chiesa” dice il giudice Gennaro Esposito. “Dall’altra, la Lombardia – sottolinea il collega Tomei – con genio, sregolatezza e musica rock!”
Uno duro scontro ad alti livelli. Il conduttore Alessandro Borghese invita Paolo a presentare l’ingrediente ‘gioiello’ delle Marche: i moscioli di Portonovo. “Li conosco e conosco il posto. Ci andavo in campeggio da ragazzo a 16 anni” commenta Stefano, l’avversario lombardo. I prodotti rari e preziosi legati ai moscioli e scelti dai giudici sono: sapa, fagioli, panocchie, ciauscolo, marroni del Montefeltro, maccheroncini di Campofilone, roveia, pecorino di botte, il cardo di Macerata e la pera angelica.
Parte la gara e Borghese è accanto a Paolo che invita a raccontare cosa sono i moscioli: “cozze selvatiche della baia di Portonovo, scoperti nel 1950. Non esistono in nessun’altra parte del mondo”.
I due chef lavorano mettendo in campo le loro professionalità. I due giudici mettono in guardia riguardo la sapidità dei moscioli: “Sono ingannevoli”.
Piatti pronti. Si va al giudizio, con votazioni molto scarse. Otto punti al marchigiano, sette al lombardo. Esposito e Tomei spiegano: per Paciaroni è stata la mancanza di concentrazione che gli ha fatto perdere per strada la determinazione e l’entusiasmo finale. Per Fagioli la pazzia che lo ha accompagnato nella creazione e la panna abbinata, alla greca, ai moscioli: “Ci cozza” ironizza Tomei.
Tocca alla Lombardia presentare l’ingrediente gioiello: il rognone. Lo smarrimento negli occhi di Paciaroni è evidente. “Il rognone è il principe della mia terra. Un simbolo” gongola un soddisfatto Fagioli. Sotto la cloche dei giudici: zucca, mela, polenta, pasta di salame, mostarda, midollo, quartirolo e chiodini. “Perché un po’ di bosco ci vuole” sentenzia Tomei.
La seconda manche parte all’insegna della confusione più totale. Paolo confessa che, forse, è la seconda volta che cucina il rognone ed è molto preoccupato: “Come si toglierà tutto quel grasso?”
I due giudici, sussurrano: “il rognone va pulito, marinato nel sale, sciacquato, messo nel latte e di nuovo in acqua. Poi cucinato, una cottura breve”.
Stefano, nel costruire il piatto, cambia idea più volte. Del resto lui è così. Il suo stile è così. “Qualcosa verrà fuori!”
Paolo invece, nel suo di stile, spiega a Borghese che farà: “un letto di polenta pasticciata con il quartirolo, salterà lamelle sottili di rognone nel burro e chiuderà il piatto con polpettine di salame e mostarda infarinate nel mais, fritte, e per pulire la bocca insalata di mela e verza”.
Tempo scaduto. I piatti vengono presentati al giudizio. Il tifo degli amici e dei parenti, le famose curve che ogni tanto Borghese invita ad applaudire, s’è ammutolito. Esposito: ”Questi due piatti raccontano i due cuochi e il loro percorso. Meritano un applauso”.
Tomei: “ Stefano, il tuo piatto mi piace. Tutto ben fatto. Ma per me il flan e la fonduta cantano fuori dal coro. Così ti do 7”. Il giudizio si sposta sulle Marche: “Paolo sei stato tecnico. Ho apprezzato molto il sapore del rognone. È una cottura tua ma è molto piacevole. Un piatto che rimangerei volentieri. Vale 7”.
Esposito definisce il piatto di Paolo: “prudente. Ottima la gestione del rognone. Vale un 8”. Stesso voto anche per Stefano perché ritiene il piatto: “attinente alla sua personalità”.
La somma dei voti vede La Lombardia a 22 e le Marche a 23 punti. Una bella gara fra due professionisti molto diversi, entrambi bravissimi. Paolo Paciaroni porta le Marche al turno successivo.
Questa sera: Liguria contro Campania.