Castelfidardo, 6 novembre 2021 – “Sapete che nella Selva, precisamente nell’area di fronte all’ex tiro al piattello, c’è una discarica ricoperta da molti metri di terra?”

Inizia così la docu-denuncia dell’organizzazione Castelfidardo Giovane che, attraverso la propria pagina Facebook, riporta alla luce una storiaccia risalente al 1966. Storiaccia che coinvolge, all’insegna del menefreghismo e dell’opportunismo, Amministrazioni comunali, Provincia e ospedali di Ancona, interessi privati di qualche fidardense, costruttori dell’autostrada A14.
Di seguito, ecco quanto raccontano e denunciano i ragazzi di Castelfidardo Giovane che ringraziamo anche per le immagini.
“Quando nel 1966 iniziarono i lavori per la costruzione dell’autostrada A14, c’era bisogno di ghiaia per alzare il livello della strada rispetto ai campi agricoli. Quindi furono aperte cave di ghiaia a lato dell’autostrada, proprio nella collina di Monte San Pellegrino e nella selva di Monte Oro, nel nostro bosco dove si svolsero gli scontri per la battaglia di Castelfidardo.
Per chiudere l’enorme voragine, che in alcuni punti aveva le dimensioni di 200 metri di lunghezza e 60 metri di altezza, non si procedette alla bonifica ma la usarono per farci una discarica, ovviamente, senza un minimo controllo dei rifiuti da scaricare.
Non ci fu l’autorizzazione dell’Amministrazione comunale di allora, ma un accordo diretto fra il proprietario dell’ex cava e la Provincia di Ancona cui spettava la ricerca dei siti per discariche pubbliche. Magari, l’Amministrazione fidardense fece qualcosa ma non con il vigore necessario ad impedire l’attivazione perché all’epoca si pensava solo all’urbanizzazione e alle fabbriche e non alla salvaguardia ambientale.

Così, ogni giorno, almeno 15 camion contenenti tonnellate di rifiuti ospedalieri, industriali, chimici e casalinghi provenienti anche dai Comuni limitrofi e dall’ospedale di Ancona venivano abbandonati all’interno della voragine dell’ex cava. Dal punto di vista sanitario, ovviamente, era scandaloso, soprattutto perché i cittadini della frazione dei Campanari quotidianamente respiravano polveri sottili.
Dopo alcuni anni dall’attivazione della discarica, molte erano le battaglie fatte dalle associazioni ambientaliste, ma non si riusciva a far smettere quell’insana pratica. Solo grazie all’intervento dell’Ente sanitario di controllo regionale la discarica venne chiusa a metà degli anni ’70.
Le norme di ripristino e bonifica non furono quelle che noi possiamo immaginare, la discarica venne ricoperta da terra e calce. La cosa peggiore è che negli anni fu completamente dimenticata al punto che oggi, tra le ex discariche regionali da bonificare, di essa non vi è più traccia, come se non fosse mai esistita!
Nei 55 ani trascorsi, nonostante le battaglie dell’associazione Italia Nostra, nessuna amministrazione ha ritenuto utile, o non ha avuto il coraggio, di fare dei carotaggi (operazione di prelevamento di campioni di roccia dal sottosuolo) del terreno per capire effettivamente i pericoli che possono esserci per la salute della popolazione che frequenta il luogo”.
Seguono i ringraziamenti dei giovani fidardensi rivolti a Eugenio Paoloni, presidente della Fondazione Ferretti, «per essere stato disponibile ad aiutarci nella stesura del post».
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