Jesi, 26 gennaio 2021 – Nell’anno più nero, volano i bianchi simbolo dei vini marchigiani. Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica chiudono infatti il 2020 con un incremento esponenziale dell’imbottigliato, segnalato da Valoritalia rispettivamente a +36,9% e +14,8%. Un risultato senza precedenti nella storia recente dei due prodotti simbolo di una regione sempre più a trazione bianchista, che hanno contribuito a trainare in luce verde (+5%) il dato complessivo sull’imbottigliato di Dop e Igp marchigiane nel difficile contesto socioeconomico dello scorso anno.
«Il Verdicchio – ha detto il direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt), Alberto Mazzoni – raccoglie ciò che ha seminato negli ultimi 10 anni: produzioni coerenti con l’altissima qualità del terroir riconosciuta dai critici internazionali, ma anche decine di milioni di euro investiti dai produttori in vigna, cantina e in attività promozionali. E massima attenzione al ritorno sull’investimento, dove – ha misurato Nomisma Wine Monitor – per ogni euro investito in promozione all’estero se ne ricavano 8 in virtù delle vendite».
Complessivamente, nel 2020 l’imbottigliato del Verdicchio Castelli di Jesi ha sfiorato i 190mila ettolitri tra Doc e Docg, 51mila in più rispetto al 2019. Bene anche l’imbottigliato del Matelica a 19mila ettolitri contro i 16.500 dell’anno precedente.

A supporto dei dati record 2020, la Giunta regionale ha adottato i criteri per autorizzare l’impianto di nuovi vigneti nel corso del 2021. Su proposta del vicepresidente Mirco Carloni, assessore all’Agricoltura, sono state recepiti i tre parametri condivisi, venerdì scorso, al tavolo della filiera vitivinicola. Le Marche potranno autorizzare 175 ettari di impianti viticoli che verranno concessi favorendo le richieste che riguardano le superfici svantaggiate con problemi di pietrosità del suolo (per lo più coincidenti con le zone terremotare), terreni confiscati alle organizzazioni criminali, superfici che contribuiscono alla conservazione dell’ambiente.

«Abbiamo recepito il lavoro congiunto portato avanti nell’ambito del Tavolo regionale – commenta Carloni – Il settore vitivinicolo è un punto di forza dell’agricoltura marchigiana che intendiamo valorizzare con investimenti adeguati e favorendo la più ampia collaborazione con gli operatori del settore. Dal confronto costruttivo scaturiscono le scelte migliori per programmare i migliori investimenti produttivi».
Il video del Tavolo di lavoro dell’assessore Carloni con gli operatori della filiera vitivinicola
La normativa europea prevede che l’incremento dei vigneti sia regolato attraverso il rilascio annuale di nuove autorizzazioni all’impianto, nella misura massima dell’1 per cento della superficie vitata nazionale. L’Italia ha a disposizione 6.760 ettari, comprensivi dei 175 disponibili nelle Marche. I criteri individuati, tra quelli stabiliti a livello ministeriale, esaltano la vocazione biologica delle Marche, la sensibilità sociale della comunità, la volontà di rilancio delle aree terremotate (contraddistinte da suoli con problemi di tessitura e pietrosità) dove il Pecorino riesce a esaltare le sue peculiarità organolettiche.
Il vitigno ha dimostrato una grande capacità di adattamento alla natura pedologica e ambientale di queste zone, offrendo una concreta prospettiva agronomica e ambientale per sostenere l’economia locale. L’assessore Carloni ha assicurato un intervento presso il Ministero per verificare la possibilità di rendere la misura più snella e fruibile. La Giunta regionale ha anche stabilito il limite massimo di 10 ettari concedibili per la domanda e una superficie minima garantita di 5mila metri quadrati se le richieste eccedessero la disponibilità accertata.
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