Castelfidardo, 8 dicembre 2020 – È durata due settimane a Castelfidardo l’integrità della nuova panchina rossa simbolo delle donne vittime della violenza maschile. Era stata inaugurata il 25 novembre scorso dall’Amministrazione comunale a due passi dall’arco di Porta Marina, dando seguito all’iniziativa della Consulta delle Pari Opportunità, dell’IIS Laeng Meucci e dell’assessorato alle Pari Opportunità.
Ieri, sulla sua pagina social, Lara Piatanesi ha denunciato con tanto di foto l’atto vandalico dei soliti idioti che hanno staccato dalla panchina una parte della scritta commemorativa. Un danno piccolo sul piano materiale, tant’è che la scritta è stata prontamente ripristinata a cura dell’Ufficio Tecnico. Tutto a posto, dunque. Dove sta la notizia?
Bè, non è questione di notizia o di cronaca. La questione sta nella testa degli idioti fautori del gesto. Nell’imbarbarimento di individui che proprio non ce la fanno a rispettare la cosa pubblica, o a onorare i simboli di una società che, per quanto decadente sul piano socio-culturale, di certi simboli ha comunque bisogno per affermare la sua capacità e volontà di reagire a quei fenomeni negativi che suo malgrado sa generare.
La panchina rossa di Castelfidardo, come tutte le panchine rosse installate in quasi tutti i Comuni d’Italia, altro non è che un enorme NO rosso sangue che la comunità ha inteso gridare nei confronti delle migliaia di femminicidi accumulati fin qui. Una pratica inaccettabile, una piaga sociale difficile da smantellare nella testa di uomini che non riescono a crescere, ad accettare un cambiamento, un’evoluzione nei ruoli di coppia diversa dalla prevaricazione nei confronti dell’emancipazione femminile; uomini che ancora considerano la donna una loro proprietà assoluta.
La panchina rossa di Castelfidardo è stata messa lì anche per questo. E tu, idiota che non l’hai capito, o l’hai capito benissimo, hai voluto esternare la tua barbara ignoranza facendo violenza a quel simbolo fastidioso staccando una parte della scritta commemorativa. In tempi così bui, dove nel mondo si radono al suolo le statue simbolo della storia dell’umanità, che vuoi che sia questo insignificante, piccolo, atto vandalico?
Potrebbe anche essere che a staccare la scritta sulla panchina sia stato un ragazzino annoiato che per farsi bello con gli amici, trovandosi a passare da Porta Marina, si sia lasciato andare ad un gesto vandalico senza premeditazione. Una delle tante e stupide bravate improvvisate per ammazzare la noia.
Se così fosse, e il messaggio va spedito dritto dritto ai genitori, quel ragazzino va educato alle buone maniere, alla valenza dei simboli e al loro rispetto, alla salvaguardia di se stesso. Affinché crescendo, lo stupido sfregio del ragazzino non si trasformi nell’ennesimo femminicidio ad opera dell’uomo adulto. Su questo tema c’è ancora tanta strada da percorrere, e lungo il difficile cammino una panchina rossa può tornare utile per una sosta. E, da seduti, rifletterci su.
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