Ancona, 31 marzo 2021 – Sono 543mila le prestazioni pensionistiche e assistenziali attualmente erogate dall’Inps nelle Marche di cui: 299mila pensioni di vecchiaia (pari al 54,9% del totale), 32mila pensioni di invalidità (8,9%), 116mila pensioni ai superstiti (21,4%), 14mila pensioni/assegni sociali (2,6%) e 83mila prestazioni a invalidi civili (15,3%). È quanto emerge dai dati dell’Inps 2021 (escluse le gestioni dei lavoratori pubblici), elaborati dall’Ires Cgil Marche.
L’importo medio delle pensioni vigenti nelle Marche è di 800 euro lordi, con valori medi che variano dai 1.035 euro delle pensioni di vecchiaia ai 436 euro delle pensioni e assegni sociali.
Nelle Marche, gli importi delle pensioni sono di gran lunga inferiori a quelli nazionali e particolarmente significativa è la differenza negli importi delle pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti che, nelle Marche, sono di 1.151 euro, ovvero, meno 280 euro mensili rispetto ai valori medi nazionali e meno 370 euro rispetto alla media delle regioni del Centro.
Significativa è anche la differenza tra uomini e donne: se i primi percepiscono 1.280 euro lordi, le donne arrivano appena a 738, mediamente 542 euro in meno ogni mese; una differenza che per le pensionate ex lavoratrici dipendenti arriva a meno 680 euro mensili.
Osservano Daniela Barbaresi, segretaria Cgil Marche ed Elio Cerri, segretario Spi Marche: «I dati dell’Inps confermano le difficoltà di migliaia di pensionati marchigiani che fanno i conti con pensioni troppo basse alle quali si accede in età sempre più avanzata. Vi è, dunque, l’urgenza di superare strutturalmente l’impianto della Legge Fornero con una vera riforma del sistema previdenziale».
Nelle Marche, 348mila prestazioni pensionistiche, pari al 64,2% del totale sono inferiori a 750 euro al mese (59,6% la media nazionale): dunque, 2 pensionati su 3 percepiscono un importo che non consente loro di superare la soglia della povertà.
Una condizione pensionistica nella quale si confermano notevoli differenze di genere: gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 44,9% del totale (43,1% a livello nazionale), per le donne tale percentuale sale all’78,4% (72,6% in Italia). Nel 2021, sono state liquidate 33 mila nuove pensioni, oltre 5 mila in meno rispetto allo scorso anno.

Daniela Barbaresi ricorda che: «proprio oggi è ripartito il tavolo di confronto con il Governo al quale chiediamo una vera riforma della previdenza che garantisca a tutti la possibilità di andare in pensione a 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, il riconoscimento ai fini previdenziali del lavoro di cura, soprattutto a carico delle donne, i lavori manuali e gravosi come peraltro sosteniamo con la piattaforma unitaria di Cgil Cisl Uil».
E ancora: “Occorre pensare soprattutto ai più giovani e a tutti coloro che fanno i conti con lavori poveri e discontinui introducendo una pensione contributiva di garanzia senza la quale non potrà che esserci un futuro di pensione che non permetterà una vita dignitosa per un’intera generazione che ha conosciuto troppa precarietà”.
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