Castelfidardo – Siediti, ho una storia da raccontarti. Una di quelle storie d’altri tempi che scaldano il cuore e lo riempiono dell’orgoglio d’essere marchigiani. Sei comodo? Bene. Allora, c’era una volta… parliamo del 1870… lungo la strada che da nord porta i pellegrini al Santuario di Loreto, in quel di Castelfidardo… c’era un’osteria. Sai, all’epoca non c’era la tv, la gente si ammazzava di lavoro tutta la settimana e la domenica andava all’osteria per giocare a carte, bere due bicchieri di quello buono e perché no, magari anche per fare una scazzottata, giusto per sfogare gli istinti.

L’osteria è quella di Antonio Garofoli, che già all’epoca produceva e vendeva vino locale. Quello era un altro mondo rispetto a quello di oggi, riesci a immaginarlo? Bene. A quei tempi, se eri sveglio, avevi un potenziale inimmaginabile. Antonio aveva un figlio, Gioacchino, che prende in mano le redini dell’attività paterna e, nel 1901, fonda la ditta Gioacchino Garofoli. E siamo alla seconda generazione di questa famiglia.

Dopo la seconda guerra mondiale Franco e Dante, figli di Gioacchino, subentrano al padre e nel 1950 l’azienda diventa una società. Da questo momento, siamo alla terza generazione Garofoli, i due fratelli iniziano un processo di forte sviluppo. Uno sviluppo fatto di grosse intuizioni, profonda conoscenza del mercato e messa in atto di tutta una serie di attività di marketing quando il marketing non si sapeva neppure cosa fosse.
Vuoi un esempio? Te ne do due: si inventarono il vuoto a rendere per le bottiglie di vino, quando all’epoca esisteva solo per il latte; e per questo, l’etichetta di carta sulle bottiglie venne eliminata, sostituita da un’etichetta serigrafata direttamente sul vetro. Fecero due etichette diverse per lo stesso vino: una normale destinata ai clienti locali, una che raffigurava il Santuario di Loreto destinata ai pellegrini.
Altro esempio. Sul collo delle bottiglie di vino destinate ai ristoranti, aggiunsero una medaglietta dorata legata ad un filo. Quando la bottiglia veniva servita al tavolo, i camerieri strappavano la medaglietta e la portavano al titolare. Più medagliette venivano restituite alla Garofoli – a dimostrazione che erano state vendute tante bottiglie – più alto era lo sconto applicato dalla casa vinicola al ristoratore sull’ordine successivo.
Seguendo la tradizione di famiglia anche i figli di Franco, Carlo e Gianfranco, entrano in azienda nei primi anni ’70. E siamo alla quarta generazione. Per circa un ventennio la quarta generazione lavora insieme alla terza, sviluppando ulteriormente l’attività sia sul piano produttivo sia su quello commerciale. La società diventa una società per azioni ed è posseduta integralmente dai due fratelli.
Nel 2005 la figlia di Carlo, Beatrice, ed i figli di Gianfranco, Caterina e Gianluca, fanno il loro ingresso in azienda. E siamo arrivati alla quinta generazione, quella attuale. Fine della storia. Perché te l’ho raccontata? Hai ragione, ne manca un pezzo. Intanto, te la faccio io una domanda: quante aziende conosci così floride che stanno in piedi da cinque generazioni?

Ti ho raccontato questa storia per evidenziare come siano occorse alla Garofoli ben cinque generazioni per arrivare a conquistare una incredibile eccellenza. Partendo da Antonio nel 1871, per arrivare a Carlo, Gianfranco e ai loro figli dei giorni nostri, questa media azienda vinicola marchigiana è riuscita a portare un suo Verdicchio, il Podium, fra i 100 migliori vini al mondo. A decretare questo successo è stata l’americana Wine Spectator, bibbia mondiale nel mondo del vino.
Lo so che è una bella storia, per questo l’ho voluta raccontare, e mi fa piacere che tu abbia capito. Dietro a una storia così ci sono cento anni di duro lavoro, organizzazione, sacrifici, intuizioni, studi, prove, tentativi, fallimenti e grossi traguardi raggiunti. La tenacia di una famiglia unita, generazione dopo generazione, un sogno mai sopito e un amore sconfinato per ciò che si produce con l’obiettivo di migliorarsi sempre. Nonostante le difficoltà.

Carlo Garofoli è l’enologo di famiglia inventore del Podium. Ci è arrivato per gradi, partendo dal Macrina (il nome deriva dalla Santa Macrina, effigiata in un’edicola votiva presente ai bordi della vigna che prende il suo nome), passando per il Serrafiorese (che non è altro che il Macrina affinato in barrique), per arrivare infine al Podium. Carlo aveva capito che il verdicchio prodotto da quella vigna aveva un enorme potenziale e, a forza di tentativi, studi e duro lavoro, è arrivato a creare questa incredibile eccellenza.
Oggi, la Garofoli produce e commercializza in tre quarti del mondo oltre un milione e seicentomila bottiglie fra Verdicchio, Rosso Conero, Rosso Piceno e spumanti. Caterina e Gianluca, figli di Gianfranco, si occupano rispettivamente di comunicazione e commerciale. Lo fanno con una luce particolare negli occhi che è sempre più difficile trovare nelle ultime generazioni, quella della passione per il proprio mestiere.
Ora questa storia è finita per davvero, ma questa famiglia saprà scriverne altre di eguale spessore. Un grazie particolare a Caterina che ce l’ha raccontata con simpatia e disponibilità. La morale? Sì, forse una morale c’è: “Le eccellenze non nascono per caso, e per fiorire hanno bisogno di tempo, lavoro, tenacia e perseveranza”.